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La notte è piccola per le intramontabili gemelle Kessler

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Jekylle Mr. Hide», diretto da Giancarlo Sepe e da martedì al 13 novembre al Teatro Eliseo. Splendenti, smaglianti, composte e ironiche come e più di sempre, mantengono intatta un'attrattiva che non scaturisce soltanto dalla perfezione fisica, peraltro tuttora stupefacente e inappuntabile, ma da una forte energia vitale innata che ha permesso loro di uscire indenni e incontaminate da una popolarità costante che non le ha mai indotte a scendere a patti con gli aspetti deteriori e commerciali del divismo. Forse, proprio per questa antica, autentica eleganza del corpo e della mente, che potrebbe diventare espressione di un mito femminile di coerenza da porre come esempio e meta finale per tutte le donne odierne, sono state convocate nell'allestimento della nota vicenda descritta da Stevenson, in quanto luminoso emblema della duplicità nella sua accezione più affascinante. Per la gioia del loro caloroso e affezionatissimo pubblico, le due gemelle canteranno brani in inglese e balleranno anche qui, rappresentando se stesse senza però sentirsi limitate al ricordo e alla schematicità delle loro esibizioni giovanili. «Ci muoviamo - sdrammatizza Ellen a proposito dei balletti - Il fatto di non recitare in Italia dallo spettacolo "Kessler Cabaret", diretto da Patroni Griffi nel 1981, non significa che siamo rimaste ferme. Abbiamo sempre lavorato in Francia e in Germania e se non fossimo state allenate non avremmo potuto metterci in gioco in questa occasione. Incarniamo le Kessler come siamo oggi e non le signorine "Da-da-un-pa", altrimenti non avremmo partecipato. È passato molto tempo dal 1962, allora si potevano cantare canzoni così leggere e soprattutto noi avevamo un'altra età, ora potremmo essere le nonne delle ragazzine che lottano per farsi vedere in televisione», spiega Ellen, la più pacata e razionale, subito incalzata dalla grintosa Alice: «Mi sarebbe piaciuto interpretare una cattiva, completamente diversa da quello che sono». La loro professionalità non cede nel tempo e il regista Sepe ha dichiarato di essere più volte rimasto a bocca aperta per la loro velocità nell'eseguire perfettamente i passi stabiliti senza sitazione. «Una volta eravamo più svelte: ci soprannominavano lampo e tuono!», scherza Alice ed Ellen ribatte: «Essendo in due, gli spettatori vogliono ammirare il sincronismo, è la nostra caratteristica specifica. Non c'era timore nei riguardi di Sepe che considero un genio delirante, dato che gli ingredienti fondamentali dell'arte sono la follia e la creatività, semmai provo un immenso rispetto per lui e per il suo lavoro. Non ho mai paura di nessuno: mi so difendere. Certo, il debutto spaventa. Sono una catastrofe nell'affrontare l'emozione della prima». Fin dall'età di sei anni hanno studiato danza a Lipsia, loro città d'origine, poi sono passate nella Germania Ovest per andare dal padre. «Se volete capire come fosse l'Est in quel periodo pensate al film "Le vite degli altri": non c'è esagerazione. Mancava il cibo, non c'era nessuna libertà. Siamo cresciute con l'obbligo di non riferire mai ad alcuno quello che accadeva o si diceva in famiglia, i genitori avrebbero rischiato la vita», conclude Ellen con trepidazione.

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