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Controverso testamento politico del Picconatore

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240),rimarrà nella memoria di quanti lo leggeranno come una confessione del presidente emerito della Repubblica. Una lunga intervista raccolta dal giornalista Renato Farina nella quale Cossiga si racconta: dall'educazione sentimentale di giovane colto e brillante alla fine della guerra, alla grande delusione di un amore finito. L'infanzia in una famiglia antifascista, il cugino Enrico (Berlinguer) e i loro due diversi destini politici. Ma in «Cossiga mi ha detto» il Picconatore racconta anche le sue verità. Lo fa sul caso Moro, ucciso dai brigatisti, ma, secondo il senatore a vita, condannato a morte da Berlinguer e dal suo Pci. La strage di Bologna, i rapporti con i servizi segreti, il nome dell'assassino di Giorgiana Masi e la strage del Dc9 Itavia inabissato a Ustica. Una storia incalzante e privata di un uomo potente che Farina ha voluto raccontare venerdì sera a Rivarolo (To) grazie all'invito del sindaco Fabrizio Bertot: «Cossiga era per me un amico. Questa intervista mi permise di stare con lui per molti giorni. Scrivemmo insieme, registrammo materiale per un libro biografico traslocando a Lugano o in Toscana per settimane intere. Il libro è mio e le parole sono sue. Sono quelle che ho udito da lui». E poi ricorderò sempre quando stracciò la tessera di pubblicista perché fui radiato dall'ordine (ora la sentenza è stata annullata definitivamente dalla Cassazione, ndr). Mi fece chiamare dai suoi carabinieri di scorta poco prima di morire (non parlava più al telefono) per ringraziarmi dei miei messaggi e per domandare il nome di mia moglie». Eppure, per qualcuno ci sono parti del libro ritenute delle «bufale». Sembra infatti, che Cossiga avesse smesso di parlare con il giornalista e che avesse tentato di bloccare la pubblicazione del libro. Ipotesi che hanno spinto Pasquale Chessa – biografo di Cossiga – a chiedersi come mai, benché il libro fosse già pronto, venne pubblicato solo dopo la sua morte? Accuse che Farina ha rigettato: «Se ci sono dei falsi dica Chessa dove stanno. Non gli permetto però di seminare dubbi sul mio affetto per Cossiga». Ma tutto questo alla gente di Rivarolo non importa. A loro interessa ricordare Cossiga proprio come fece il sindaco Bertot il giorno della morte: «Saluto con rispetto la voce libera del compianto Presidente emerito».

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