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«Quando Bova cadde sul set»

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PietroValsecchi - che ha festeggiato al RomaFictionFest i 20 anni della Taodue (gestita con la moglie Camilla Nesbitt) - sulla tv la sa lunga. Ad esempio, di fiction sulla crisi dei giorni nostri dice che per ora non se ne parla. «Ciò che dovremmo raccontare sarebbe così attuale da bruciare ciò che si voleva raccontare il giorno prima». Pietro Valsecchi, 20 anni di Taodue. Un ricordo di questa avventura? «Ricordo che Papa Wojtyla, quando produssi la fiction sulla sua vita che ancora doveva andare in onda, dopo essermi inginocchiato mi guardò dritto negli occhi, degli occhi vivissimi. E quello sguardo sembrava che dicesse: "Mi raccomando, non sbagliare"». Distretto di Polizia, siamo arrivati alla undicesima edizione (dal 9 ottobre, Canale 5): di attori ne ha visti passare a decine. Chi sogna di ingaggiare? «Sognavo di ingaggiarlo e l'ho fatto: lui (e indica Andrea Renzi)». Un episodio buffo della sua carriera, venti anni dopo. «Di episodi buffi ce ne sono tantissimi da raccontare. Ad esempio ricordo di quando Raoul Bova - così intento a recitare, a calarsi nel suo ruolo - si ruppe la panca sulla quale era seduto. Lui cadde per terra. A dire la verità, però, la vita a volte è talmente buffa che non c'è bisogno di un set». Quanto è difficile fare il produttore oggi, rispetto al passato? «È molto complicato. Ci deve essere un'idea ben precisa dietro a ogni progetto. E poi tanta volontà, la pazienza, i soldi. Occorre questo e altro per ottenere credibilità nei confronti del pubblico». Se dovesse iniziare adesso? «Adesso ci vogliono i giovani, e che siano volenterosi». Non ce ne sono in giro? «Certo, solo per fare due nomi: Garrone e Giuliano, che non sono produttori improvvisati, come degli agenti che diventano produttori, sbagliando». Il futuro prossimo di Taodue? «"Il clan dei Camorristi" con Stefano Accorsi, "Il tredicesimo Apostolo" con Claudio Gioè nei panni di un sacerdote e "Il delitto di via Poma"».

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