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The Kooks "Junk of the heart" (Astralwerks/Emi) Secondo il cantante della band, Luke Pritchard, questo «è un album da suonare sotto il sole».

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Èovviamente una nostalgia astratta, perchè i Kooks sono dei giovanotti appena al terzo album, e non potevano appartenere a quell'Età dell'Oro. Buffo, però, che (mentre il loro nome proviene da una canzone di David Bowie), il riferimento sonoro d'epoca li accosti ai quasi omonimi Kinks di Ray Davies. Questo "Junk of the heart", a partire dal singolo che dà il titolo all'intero cd, è sbarazzino e giocoso, impertinente e ribaldo, ascoltabilissimo e intrigante. Non è un capolavoro, ma è costruito con verve e una certa grazia di fondo: quella che la scena brit-pop semialternativa non sempre mantiene. Ora dovranno decidere cosa fare da grandi. Qualche indizio c'è, come in "Time above the earth", imperniato su un'orchestrazione beatlesiana. Tanto per omaggiare i padri. Voto 7 e mezzo su 10

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