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Polanski l'evergreen, "Ruggine" il bel noir

Carnage di Polansky

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Polanski e il teatro. Riuscendo a farlo diventare cinema pur seguendo quasi alla lettera - situazioni e battute - gli schemi di un testo teatrale della scrittrice francese Yasmina Reza. Quattro soli personaggi, un solo ambiente in un quartiere borghese di New York (ricostruito a Parigi) dove si incontrano, per risolvere il caso alla buona, due coppie di genitori il cui figlio di una, disputandosi al parco con il figlio dell'altra, gli ha rotto due denti. Cominciano tutti pieni di comprensione per i problemi reciproci, poi via via il clima si riscalda, volano gli insulti, anche fra gli stessi coniugi, e tra una recriminazione e l'altra tutto si conclude fra strepiti e urla. Un crescendo dosato con mano maestra da Polanski, con l'accento sempre sui difetti caratteriali e sociali di quella borghesia cui neanche Buñuel aveva guardato con tanti sarcasmi. Naturalmente il "gioco", per reggere, doveva essere ben recitato e Polanski, anche qui, non si è tirato indietro e ha tenuto sempre in primo piano quattro attori che gareggiano in bravura fra loro. Cito soprattutto le mogli - Jodie Foster e Kate Winslet - ma i mariti - Christoph Waltz e John C. Reilly- non sono da meno. Un quartetto che sprizza fiamme. Un film italiano Fuori Concorso, adesso, "Giochi d'estate", realizzato da un autore, Rolando Colla, poco conosciuto qui da noi perché la sua attività l'ha svolta di prevalenza in Svizzera, dov'è nato e dove ha avuto i contatti più frequenti con le istituzioni culturali e cinematografiche della Confederazione Elvetica. Un incontro felice. All'insegna della semplicità e della verità, espresse con modi lineari, nell'ambito di una storia che, ambientata in Toscana fra campagna e mare, propone soprattutto due coppie, una di adulti, un marito violento legato a una moglie sempre sul punto di lasciarlo, l'altra di dodicenni, un ragazzino tutto attese e curiosità e una ragazza lì per passare una vacanza con la madre cui rimprovera di averle sempre taciuto la sorte tragica del padre. Attorno, altri adulti e altri ragazzi, proposti non tanto per fare cornice, ma perché accompagnassero da vicino i casi delle due coppie. Studiati ciascuno con minuzie sottili sia nelle situazioni che li coinvolgono sia nelle reazioni che provocavano. Con attenti equilibri narrativi tutti ritmi distesi, affidati a cifre spesso intimamente evocatrici grazie anche ad immagini che privilegiano la natura e le facce, sempre con accenti limpidi e tesi. La recitazione, anche nei ragazzi, tutti esordienti, è in ognuno accurata, ma anche spontanea. Con segni nitidi. Ancora un film italiano, "Ruggine", nell'ambito però delle "Giornate degli Autori". L'ha diretto Daniele Gaglianone che si è già fatto conoscere e anche apprezzare con alcuni film di serio impegno, da "I nostri anni" a "Nemmeno il destino" a "Pietro". Il suo tema, questa volta, è quanto mai duro e tutto spigoli, perché è addirittura la pedofilia, affrontata però con molto rigore e senza nessuna concessione al facile. L'azione, nella periferia di una città del nord, forse Torino. La frequentano ragazzini e ragazzine dediti solo a pacifici giochi. Ma arriva l'intruso, lì per lì insospettabile perché è il pediatra del quartiere, non tarderà però a svelarsi, aggredendo una ragazzina e poi uccidendone altre due. Un primo merito. Senza ritorni all'indietro e senza rievocazioni, in primo piano, oggi, ci sono due adulti e una ragazza che sono stati testimoni anni prima di quegli orridi eventi. Non ne parlano mai, ma via via che procede la vicenda in tempo presente possiamo verificare da vicino quanto duramente li abbiamo segnati. Secondo merito: quegli eventi, riproposti come se fossero al presente. Però, pur dando spazi ai drammi, privilegiando note fugaci o addirittura taciute. Con un linguaggio che non solo allusivamente accetta pause e momenti di buio, ma poi accoglie, nel testo, approfondimenti diretti a livello della psicologia del pedofilo. Gli dà volto, con strazi segreti, Filippo Timi. I tre adulti sono Valeria Solarino, Stefano Accorsi, Valerio Mastandrea. Con facce giuste.

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