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L'ombra lunga dei lager di Stalin

Un campo di lavoro sovietico

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Lina ha appena compiuto quindici anni quando scopre che basta una notte per cambiare il corso di tutta una vita. Quando arrivano quegli uomini e la costringono ad abbandonare tutto. E a ricordarle chi è, chi era, le rimangono soltanto una camicia da notte, qualche disegno e la sua innocenza. È il 14 giugno del 1941 quando la polizia sovietica irrompe in casa sua, in Lituania. Lina, figlia del rettore dell'università, è sulla lista nera, insieme a molti altri scrittori, professori, dottori e alle loro famiglie. Sono consapevoli di un solo reato, quello di esistere. Verrà deportata. Insieme alla madre e al fratellino viene ammassata con centinaia di persone su un treno e inizia un viaggio senza ritorno tra le steppe russe. Settimane di fame e di sete. Fino all'arrivo in Siberia, in un campo di lavoro dove tutto è grigio, dove regna il buio, dove il freddo uccide, sussurrando. E dove non resta niente, se non la polvere della terra che i deportati sono costretti a scavare, giorno dopo giorno. Ma c'è qualcosa che non possono togliere a Lina. La sua dignità. La sua forza. La luce nei suoi occhi. E il suo coraggio. Quando non è costretta a lavorare, Lina disegna. Documenta tutto. Deve riuscire a far giungere i disegni al campo di prigionia del padre. È l'unico modo, se c'è, per salvarsi. Per gridare che sono ancora vivi. Lina si batte per la propria vita, decisa a non consegnare la sua paura alle guardie, giurando che, se riuscirà a sopravvivere, onorerà per mezzo dell'arte e della scrittura la sua famiglia e le migliaia di famiglie sepolte in Siberia. "Avevano spento anche la luna" è il nuovo romanzo di Ruta Sepetys, nata in Michigan da una famiglia di rifugiati lituani. Ispirato a una storia vera, il suo romanzo spezza il silenzio su uno dei più terribili genocidi della storia, le deportazioni dai Paesi baltici nei gulag staliniani. Venduto in ventotto Paesi, appena uscito in America è balzato in testa alle classifiche. Definito all'unanimità da librai, lettori, giornalisti e insegnanti un romanzo importante e potente, racconta una storia unica e sconvolgente, che strappa il respiro e rivela la natura miracolosa dello spirito umano, capace di sopravvivere e continuare a lottare anche quando tutto è perso. L'autrice del libro non ha mai dimenticato le sue origini e la storia della sua famiglia. Per questo è andata in Lituania, nel tentativo di recuperare la memoria paterna. Per scrivere "Avevano spento anche la luna" le ricerche sono state impegnative e l'hanno portata a visitare i campi di lavoro in Siberia e a conoscere storici e tantissimi sopravvissuti che l'hanno aiutata a descrivere i particolari più importanti di quel passato di atrocità. Il contesto storico in cui è ambientato il libro è la rappresentazione ideale del tormento interiore e dell'incubo vissuto dai protagonisti. La Lituania, la Lettonia e l'Estonia scomparvero dalle mappe geografiche nel 1941 e non riapparvero fino al 1990. Ruta Sepetys dà voce ai milioni di persone che persero la loro vita durante le purghe etniche di Stalin negli stati baltici. I cittadini che erano sulla "lista" degli antisovietici venivano catturati e divisi: gli uomini venivano mandati in prigione, le donne e i bambini venivano deportati in Siberia. Nessuno di loro aveva commesso alcun crimine. Tutti sanno dell'Olocausto subito dalla popolazione ebraica, ma non sono molti coloro che sanno che, nello stesso momento, si stava verificando un altro Olocausto ai danni di un altro popolo.

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