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di SARINA BIRAGHI Spirito libero, allure e mistero di un mito, una donna che ebbe una vita appassionata e...

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Veronome Gabrielle, nome in codice «Westminster», matricola F-7124. Gabrielle Bonheur alias Coco Chanel fu una stilista ma anche una spia nazista: lo scrive in una biografia il giornalista americano ed ex funzionario degli Affari esteri Hal Vaughan, tornando con particolari inediti sulle voci che vogliono l'emblema del buongusto francese coinvolta con il Terzo Reich. Nel libro uscito in contemporanea mondiale lo scorso 23 agosto «A letto con il nemico – La guerra segreta di Coco Chanel» (Sperling & Kupfer, pag. 352), l'autore afferma che nel 1940, a 57 anni, Mademoiselle Chanel sarebbe stata reclutata dall'Abwehr, il servizio d'intelligence militare tedesco, con scopi difensivi. Da quel momento sarebbe diventata l'agente F-7124, in codice Westminster, dal nome del suo ex amante e amico, il Duca di Westminster. Sembrano così acquisire consistenza veritiera le leggende metropolitane sulle simpatie filonaziste di Coco Chanel limitate però a una liason d'amore con un alto ufficiale nazista, il barone Hans Gunther von Dincklage, detto «Spatz», di cui si innamorò follemente. È grazie a lui che la Chanel potè vivere, durante gli anni dell'occupazione tedesca in Francia, al settimo piano dell'Hotel Ritz di Parigi, l'albergo di lusso frequentato dai gerarchi nazisti come Hermann Goering e Joseph Goebbels. Secondo Vaughan inoltre Coco sarebbe stata una vera e propria antisemita che da sempre covava un odio intenso contro gli ebrei ma anche contro il comunismo e il socialismo e così con il nemico condivise il letto ma effettuò anche missioni in Spagna, in particolare nell'agosto del 1941 con il barone Louis de Vaufreland, incaricato dai tedeschi che occupavano Parigi di reclutare nuove spie. Un colpo per l'immagine dell'eleganza senza tempo, comoda e perfetta, rappresentata dal suo tubino nero o dal tailleur stra-imitato, i due capi più ambiti dalle donne, allora come ora? Già nel 1915 Harper's Bazar dichiarava: «La donna che non ha almeno un capo Chanel è irrimediabilmente fuori dai circuiti della moda». Chanel è la stilista più conosciuta nel mondo e molto amata dal pubblico femminile proprio perché aveva un animo libero e indipendente, liberò le donne dalla schiavitù del corsetto e lanciò il look casual e finto «povero» per le ricche inventandosi abiti in jersey di lana, vestitini campagnoli decorati di perle e cristalli, gonnelline leggere in tulle per il giorno e in lamè per la sera, chemisier sbracciati lunghi fino al ginocchio con frange alla charleston, cappello «cloche» sui capelli a caschetto e colli di pelliccia. E per la «sua» donna elegante Coco creò, con l'ex profumiere ufficiale dello zar, Ernest Beaux, il primo profumo «chimico», una fragranza che sarebbe stata la pietra miliare della storia del costume: Chanel N°5, gelsomino di Grasse e aldeide. In una parola, profumo di donna. Non va dimenticato che già nel 1920 i laboratori della stilista davano lavoro a più di duemila persone e lei a capo di quell'impero, aveva accumulato una fortuna di 15 milioni di dollari annoverando tra i suoi clienti ebrei facoltosi come i Rothschilds. Secondo l'autore, solo grazie ai suoi contatti coi nazisti la stilista avrebbe potuto consolidare il controllo sulla sua società (di cui possedeva una parte, mentre il resto apparteneva alla famiglia Wertheimer) «perché non le interessava di Hitler o del nazismo, ma solo di vestiti e di affari». In più, Coco lavorava con ogni mezzo alla liberazione del nipote André, imprigionato in un campo tedesco. Possibile dunque che questo fosse il segreto inconfessabile di Mademoiselle Chanel? Jean Cocteau disse un giorno che aveva la testa di «un piccolo cigno nero». L'amico Picasso la definì «una delle donne più sensibili di tutta Europa». Di certo era ambiziosa, volubile e spregiudicata, confidente dei notabili della società parigina, di artisti, nobili e regnanti. All'inizio della seconda guerra mondiale Chanel chiuse la sua casa di moda e si trasferì al Ritz, dove rimase per tutta la durata del conflitto, per poi passare in Svizzera. Sono proprio gli anni dal 1941 al 1954 che per più di mezzo secolo sono rimasti avvolti in una nube di mistero, spesso alimentato da Coco in persona, accorta creatrice del suo stesso mito, in grado di mutare i sospetti in semplici dicerie, i fatti in supposizioni mai confermate. L'avventura da spia di Chanel si concluse con la fine della guerra, quando venne arrestata, ma subito liberata, grazie all'intervento del suo amico Winston Churchill. Con «A letto con il nemico» Hal Vaughan sembra supportare le dicerie con un prezioso lavoro di ricerca in archivi americani ed europei inaccessibili al pubblico, con risvolti inediti e scandalosi che però non bastano a far crollare la leggenda di Coco Chanel, genio della moda, inconfondibile icona dell'eleganza e dello stile francese.

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