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Lo Sciacallo fece tremare il mondo ma fu tradito da una femme fatale

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L'uomoche per dieci anni ha fatto tremare il mondo. Ilich Ramirez Sanchez, più noto come Carlos, pseudonimo assunto dallo stesso Ramirez in onore di Carlos Andrés Pérez, il Presidente venezuelano che nazionalizzò l'industria petrolifera e quella mineraria. Carlos fu soprannominato lo «Sciacallo» quando una copia del romanzo «Il giorno dello sciacallo» di Frederick Forsyth fu trovata tra i suoi effetti personali in un covo parigino. Una vita in fuga tra attentati, sequestri e omicidi non gli hanno impedito di avere una vita sentimentale burrascosa con due mogli e diverse amanti. Troppe, al punto che la sua cattura fu favorita dalla vita dissoluta in un Paese islamico, piuttosto che per i suoi crimini. Le sue gesta hanno ispirato libri, film e serie tv. Venezuelano, figlio di un esponente dell'internazionale marxista, che gli diede il nome di battesimo di Lenin e crebbe il figlio nel culto dell'ideologia della Falce e martello. Carlos, infatti, si forma così in questa cultura. Giovanissimo accompagna il padre a L'Avana alla Terza Tricontinentale nel gennaio 1966, e trascorre l'estate a Camp Mantanzas, una scuola di guerriglia gestita dal General Intelligence Directorate cubano e organizzata nei pressi della capitale dell'isola. Fidel Castro è ancora l'ispiratore dei movimenti rivoluzionari in America Latina e Africa. Che Guevara fa il pendolare della guerriglia internazionale. Dopo questi primi rudimenti alla «guerra asimmetrica», Ilich si dedica a studi economici a Londra dove nel frattempo si è trasferita la famiglia, ma l'anima marxista prevale e il padre lo iscrive a Mosca alla famigerata università «Patrice Lumumba» dove si formano all'ideologia e alle tecniche di guerriglia giovani provenienti dai Paesi del Terzo Mondo che gravitano nell'influenza dell'Unione Sovietica. Ilich, è però un giovane irrequieto e per questo viene espulso dall'università nel 1970. Questa almeno è la versione ufficiale, più probabile sia stato il modo per dare copertura a un nuovo agente sovietico. Ilich Ramirez finisce in Medio Oriente, in Giordania, dove entra in un campo di addestramento del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, la frangia marxista della resistenza palestinese. È durante quel periodo che decide di assumere lo pseudonimo di Carlos. Lascia la Giordania dopo il «Settembre nero» durante il quale il governo della dinastia hashemita espelle le milizie palestinesi. Resta legato al Fronte popolare palestinese, ma si iscrive ai corsi di economia alla London School of Economics. È in quell'anno 1973 che Carlos decide di mettere in pratica quanto imparato negli anni giovanili a Cuba e poi nei campi palestinesi. Comincia così la lunga scia di omicidi politici e atti terroristici in nome della lotta del popolo palestinese. Il primo assassinio firmato da Ilich Ramirez Sanchez avviene in Francia ed è il finanziere ebreo Joseph Sieff: una vendetta dopo l'assassinio a Parigi di Mohamed Boudia, un direttore di teatro accusato da Israele di essere un esponente del Fplp. Anni dopo Ramirez Sanchez ha ammesso di essere stato responsabile di una bomba contro una banca di Londra e di aver compiuto una serie di attentati contro giornali francesi accusati di essere filo israeliani. Dopo la cattura, Carlos si attribuirà il lancio di una bomba a mano in un ristorante di Parigi, uccidendo due persone e ferendone trenta. Confessa due attacchi, falliti, ad aerei di linea nell'aeroporto di Orly, presso Parigi, il 13 e il 17 gennaio 1975. Ma l'anti terrorismo francese è sulle sue tracce. A giugno viene catturato il «contatto» libanese di Carlos, un certo Michel Moukharbal, in realtà un agente doppio che lavorava per il Mossad. Da lui lo Sdece, il controspionaggio di Parigi, risale al covo di Carlos ma durante il tentativo di arrestarlo, Ramirez spara e uccide tre poliziotti e fa perdere le sue tracce. Ricompare a Beirut dove si riunisce al comando operativo del Fronte popolare per la liberazione della Palestina e mette a punto l'operazione Opec. Quella che lo renderà famoso. Il 21 dicembre 1975, alla vigilia di Natale, Carlos guida un commando di sei persone nella sede a Vienna dell'organizzazione dei Pesi produttori di petrolio e cattura 60 ostaggi. Il 22 dicembre ottiene la disponibilità di un aereo DC9, e con i suoi uomini e 42 ostaggi vola ad Algeri, dove libera 30 prigionieri. Quindi fa decollare l'aereo diretto a Tripoli, dove libera altri ostaggi. Fa nuovamente rotta ad Algeri dove libera gli ultimi ostaggi solo dopo aver ricevuto asilo politico. Concluso il dirottamento Carlos va in Libia, rifugio sicuro per movimenti palestinesi in dissidio con l'Olp di Arafat, ma lo aspetta una spiacevole sorpresa. Ilich Ramirez Sanchez deve sottoporsi a sorta di processo da parte dei vertici del Fplp per aver fallito nell'assassinio di due membri dell'Opec: il ministro per il petrolio iraniano, all'epoca al servizio dello Shah, e quello saudita, oltre a non aver ottenuto alcun riscatto. La condanna è dura: Carlos viene espulso dal Fplp. Comincia la seconda vita di Carlos: quella del mercenario del terrore. Nel settembre 1976 Ramirez Sanchez viene arrestato in Jugoslavia, riesce a farsi rilasciare grazie ai suoi trascorsi nel mondo marxista e torna a Baghdad. Da lì si sposta ad Aden, dove si stabilì e cominciò a formare un suo gruppo, la «Organizzazione Araba per la Lotta Armata», e arruola ribelli siriani, libanesi e tedeschi. A quel tempo intreccia una rete di rapporti con la Stasi, i servizi segreti della Germania Est, e altri Paesi del Patto di Varsavia. I servizi segreti della Romania di Cueausescu lo assoldano per assassinare alcuni dissidenti nascosti in Francia e distruggere gli uffici di Radio Free Europe a Monaco di Baviera. Con l'aiuto di Saddam Hussein e il cambio al vertice del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, Carlos torna al servizio dei palestinesi. Per qualche anno Carlos rimane inattivo, almeno in apparenza. Fino al 1982 quando con il suo gruppo di fuoco tenta un attacco a una centrale nucleare. L'azione fallisce e Magdalena Kopp, moglie di Carlos, e un altro membro vengono arrestati a Parigi. E Ramirez Sanchez scatena una guerra per farli rilasciare. Il gruppo comincia a piazzare bombe contro bersagli francesi. Nel 1983 attacca la «Maison de France» di Berlino ad agosto e a dicembre due bombe su un TGV, treno veloce, su uno dei quali pensava vi fosse il presidente Chirac. L'attentato del 31 dicembre di quell'anno convinse i francesi a liberare la Kopp che tra l'altro era una militante della Raf, le Brigate Rosse tedesche, alle quali Carlos attingeva per reclutare terroristi per le sue azioni. Queste ultime operazioni terroristiche fanno perdere a Sanchez l'appoggio delle nazioni compiacenti. Nel 1985 viene espulso dall'Ungheria nel 1985 e viene disconosciuto dall'Iraq, dalla Libia e da Cuba. Trova accoglienza in Siria, a Damasco, dove, controllato da vista dalla polizia di Assad si stabilisce con la moglie e la figlia Elba Rosa. Il governo siriano costringe Ramirez Sanchez a rimanere inattivo. Nel 1990 il governo iracheno di Saddam Hussein lo contattò, causando l'espulsione dalla Siria nel settembre 1991. Dopo aver alloggiato in Giordania si spostò in Sudan, a Khartoum. Qui incontra Osama Bin Laden che si è stabilito in Sudan dopo aver lasciato l'Afghanistan ed essere stato espulso dall'Arabia Saudita. I servizi segreti francesi e americani collaborarono con quelli sudanesi per la cattura del terrorista, offrendo a questi numerosi vantaggi in cambio della sua cattura. Il governo sudanese, disturbato dagli atteggiamenti libertini di Carlos, lo consegnò agli agenti francesi nel 1994: questi lo portarono a Parigi, dove fu accusato dell'omicidio di due poliziotti e di Moukharbal (ucciso nel 1975). Venne incarcerato in attesa del processo, che cominciò il 2 dicembre 1997 e finì il 23: venne riconosciuto colpevole e condannato all'ergastolo. «Il terrorismo è una specie di inno all'umanità, perché ricolloca al centro dello scontro l'uomo fatto di carne e sangue. Non è più questione di robot, di bombardieri silenziosi, di droni invisibili. Lo shahid che si sacrifica facendo esplodere la sua cintura è un uomo, solo, di fronte a nemici paurosi. La sua è una scelta profondamente umana, non è quella di un folle né di un fanatico, ma quella dell'uomo che combatte l'onnipotenza delle macchine». Questa dichiarazione di Carlos è contenuta nel suo libro «L'Islam rivoluzionario» pubblicato nel 2003 durante la sua detenzione, e può essere considerata il manifesto dello Sciacallo che cerca di trovare la saldatura tra la rivoluzione marxista e quella jihadista. Nel libro dichiara la sua ammirazione per Osama Bin Laden e per i suoi attacchi agli Stati Uniti, e la sua ammirazione per l'opposizione di Saddam Hussein alle operazioni americane: il dittatore è definito «l'ultimo cavaliere arabo». Carlos è noto anche per aver avuto durante la detenzione una corrispondenza privata con il presidente venezuelano Hugo Chavez. Chavez si è vantato di questo rapporto epistolare e ha addirittura mostrato le lettere in televisione. Durante la sua carriera, svolta principalmente durante la Guerra Fredda, venne accusato in occidente di essere un agente del Kgb. È chiaro che Ilich Ramirez Sanchez non ebbe parte nel Massacro delle Olimpiadi di Monaco degli atleti israeliani nel 1972 o nel dirottamento del 1976 al volo Air France 193 a Entebbe. Altri attentati di matrice sconosciuta furono attribuiti a lui, ma anche le sue deposizioni relative a operazioni inesistenti e non confermate rendono difficile sapere la verità sulla sua storia di terrorista. Ramirez Sanchez si è sposato, nel 2001, con la sua legale, Isabelle Coutant-Peyre, che è dunque la sua seconda moglie. In questi anni Carlos, prima così misterioso, ha rilasciato interviste a molti giornali, compreso Il Tempo, con dichiarazioni riguardanti direttamente la storia e la politica italiana. Egli sostenne che, nonostante il divieto del governo, i servizi segreti italiani trattarono con esponenti delle Brigate Rosse il rilascio di Aldo Moro in cambio della scarcerazione di alcuni brigatisti. La trattativa fallì nella notte precedente al giorno dell'omicidio del leader politico democristiano. Carlos rilasciò dichiarazioni anche riguardo alla strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980: scagionando fascisti e comunisti, egli dichiarò la responsabilità statunitense. Secondo la sua ricostruzione, «yankee, sionisti e strutture della Gladio» fecero brillare un ordigno al fine di distruggere un carico di armi trasportato da palestinesi o da esponenti dell'Fplp: lo scopo era quello di far ricadere su questi ultimi la responsabilità dell'attentato. La pista di Carlos si intreccia con quella libico-sovietica. Quella mattina a Bologna c'erano due uomini del gruppo di Carlos: uno dei due, Kram, conosceva bene l'Italia e aveva studiato a Perugia. Oltre a Kram c'era anche il terrorista della Svizzera italiana Bruno Breguer, nome in codice Luca, collegamento tra «Separat», l'organizzazione legata alla Stasi e le BR. La versione del super terrorista non è stata presa in considerazione dalla magistratura italiana. Lo Sciacallo resta in cella e continua a distribuire al mondo i suoi messaggi: «Il terrorismo è un utensile politico per vincere la battaglia dell'informazione». Domani Daniel Andreas San Diego

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