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Immarcescibile Sissi

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Oproiezioni dell'inconscio, di ciò che vorremmo essere. Insomma, la principessa Sissi, ovvero una Romy Schneider cristallina e alla prime prove sul grande schermo, può passare mille e mille volte in tv, e sempre i telespettatori non cambiano canale. La scorsa settimana mamma Rai ha proposto il primo film della trilogia diretta da Ernst Marischka. E sabato la seconda pellicola, «Sissi, la giovane imperatrice», uscito nel lontanissimo 1956 narrando ancora la storia della giovane e infelice sposa di Francesco Giuseppe - l'ideale femminile in bilico tra buone maniere e spregiudicatezza - ha regalato a Rai1 la prima serata, con 3 milioni 64 mila spettatori pari al 18.89 di share. Meglio di «Le quattro giornate di Napoli», proposto da Rai3 sempre in prima serata. E meglio di Bonolis in replica con «Ciao Darwin». su Canale 5. Adesso, in quale modo spiegarselo? Come capacitarsi che perfino in piena anche se fresca estate i broccati pesantissimi della sovrana austriaca e gli occhi di stelle di Romy Schneider ipnotizzino il pubblico abituato alle cosce, ai decolléte, ai lati b della Veline? Imperscrutabili strade del successo. A meno che il mondo pulitino, formale, regolato, regale, luccicante degli Absburgo - insomma questa favola che non comprende terroristi e cafoni, pensioni da fame e giovani precari, che poi sono gli incubi di oggi - non sia il rifugio dorato nel quale infilarsi per due orette serali cullate dal ventilatore e dal digitale. E poi: cos'è di culto, il film o il personaggio? Insomma, Sissi, la figura storica, è un marchio di qualità di per sé, a prescindere dalla forma spettacolare che la veicola? Viene da pensare di sì. Ricordate la replica odierna e televisiva della principessa, impersonata da Cristiana Capotondi in una coproduzione italo-tedesca? Si temeva la débacle, a confronto con la schietta e aggraziata Scheider e con il film di culto. Invece il remake è stato un successo, anche nella arcigna terra di frau Merkel. Potenza di una regina che non c'è più.

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