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I Take That riuniti infiammano Milano

I Take That Robbie Williams e Gary Barlow

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Ci sono voluti 16 anni per rivedere i Take That tutti insieme dal vivo e quelle che negli anni '90 erano le loro teenagers impazzite. Ma questa sera a San Siro sono tornate di nuovo ragazzine, pronte a gridare, saltare e alzare le braccia al cielo, magari con marito o passeggino al seguito. A godersi il concerto dello reunion sono giunti in oltre 40mila, un pubblico prevalentemente femminile, a Milano per l'unica data italiana del "Progress live 2011". Mastodontico, pieno di trovate, effetti sorpresa, fuochi d'artificio, acrobazie e colori a perdifiato, lo show ha preso il via alle 21 spaccate. I volti ingranditi da maxischermi ad altissima definizione, i Take That sono usciti inizialmente nella formazione a quattro, per una prima parte di serata composta dai brani che hanno segnato la prima reunion nel 2005: eleganti e in forma, Gary, Mark, Jason e Howard hanno intonato, una dopo l'altra, "Rule the World", "Greatest Day", "Hold up a Light", fra un'esplosione di coriandoli gialli, botole e pedane che spuntavano dal suolo, ballerini e fiaccole incandescenti. Poi i quattro hanno improvvisato un dialogo in italiano: «Dov'è Robbie? Arriva presto», dice Jason, mentre Mark chiede a tutti i presenti di intonare l'inno nazionale e accende un registratorino da cui parte l'inno di Mameli, ingigantito subito da un vero coro da stadio. «"Patience" è la canzone che ci ha riportati insieme», introduce poi Gary, mentre lo show cambia atmosfere a velocità irrefrenabile e diventa sempre più colorato, caotico, a tratti fiabesco, con pattinatrici vestite da api, un enorme brucaliffo, cappuccetto rosso e chi più ne ha, più ne metta. Robbie si riserva un ingresso da superstar solista, uscendo dal maxischermo centrale con un salto acrobatico: la sua parte di concerto regala le sue hit più famose, fra "Rock DJ", "Come Undone", "Feel", per finire con "Angels", mentre la sua performance di folle trascinatore, fra lingue di fuoco, incendia anche il pubblico e si fa sempre più sfrenata: «My name is Robbie fuckin' Williams, si presenta, slanciandosi in passi di danza scatenati, facendosi sculacciare dalle ballerine, infilandosi una mano nei pantaloni e toccandosi vistosamente. E se Robbie da solo ha mostrato di non avere freni, i Take That - finalmente sul palco tutti e cinque insieme - superano la fantasia anche in quanto a trovate scenografiche, con il retro-palco che si trasforma in un'immensa cascata d'acqua, acrobati a scalarla e, subito dopo, un gigantesco uomo bionico che si muove e li solleva in aria. Dopo le canzoni più recenti di "Progress", si torna indietro nel tempo, con un medley dei brani più vecchi, il ricordo delle coreografie anni '90, il tripudio delle fan e, indispensabile, un abbraccio collettivo fra i cinque.

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