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La divina che conquistò il mondo

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Percelebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia, Maurizio Scaparro ha voluto anche rendere omaggio a questa figura insuperabile che ha diffuso la cultura e il teatro del Belpaese, rimanendo scolpita nella mente di chiunque l'abbia conosciuta o possa fregiarsi del privilegio di aver ascoltato la sua voce. Dopo la mostra «Il viaggio di Eleonora Duse intorno al mondo», presentata al Vittoriano di Roma dal 3 dicembre al 23 gennaio, il più colto, cosmopolita e vulcanico dei nostri registi dirige «Eleonora ultima notte a Pittsburgh» di Ghigo de Chiara, con Anna Maria Guarnieri, in prima assoluta il 2 e il 3 luglio a Spoleto per il 54° Festival dei 2 Mondi. Si tratta delle ultime ore di un'eroina indiscussa, che ha vissuto come in un'opera d'arte, la sua, costruita con la gioia e la fatica di esistere, con la curiosità e l'ansia di conoscere, destinata a resistere nel tempo e a diventare mito, forse perché era un grido o un canto splendidamente e tragicamente umano, come sa essere talvolta il teatro. Nata a Vigevano, in una camera d'albergo e morta a Pittsburgh, di nuovo in una camera d'albergo, l'attrice è colta in un monologo virtuale che la racconta con brani tratti dai personaggi incarnati e dal suo copioso epistolario. Per l'alternarsi febbricitante di ricordi e di sogni è stata scelta Anna Maria Guarnieri. «Anche lei è figlia d'arte, di un grandissimo direttore d'orchestra» ha spiegato Maurizio Scaparro. «Non c'è una verosimiglianza con la Duse, ma è un'attrice di una certa età, fra le più amate dal pubblico italiano e ha un'aristocratica solitudine che può ricordare Eleonora. Lo sguardo malinconico, gli occhi vivissimi, l'abitudine a rivelarsi un'attrice che "pensa" le accomunano nella possibilità di trasmettere oggi il fascino e la fatica di questo mestiere». Lo spettacolo approderà a festeggiare il cinquantesimo anniversario del Caffè La Mama di New York all'inizio del 2012 poi anche a Parigi, a conferma dell'interesse tuttora riscosso dalla Duse. Marylin Monroe aveva una sua foto in camera, Meryl Streep le ha dedicato il Marc'Aurelio, Chaplin scriveva: «C'è qualcosa in lei che fa pensare a un bambino dolente», confessando di aver pianto per «La porta chiusa», e Strasberg notava: «La sua voce non sembrava proiettarsi verso di te, ma galleggiare verso il pubblico». Per l'Italia, una futura memoria.

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