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di CARLO ANTINI Attorno a una tavola imbandita sembrano più una coppia di cabarettisti che cantanti pop.

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MatteoMaffucci e Thomas De Gasperi sono affiatati davvero. Forse perché si conoscono fin dai banchi di scuola, quando insieme frequentavano il liceo classico Giulio Cesare di Roma. Per intenderci lo stesso di Antonello Venditti. Ora escono allo scoperto con il quarto album in studio, «Perdermi», e hanno già un singolo in rotazione nelle radio, «Questa estate strana». È vero che siete stati contattati per condurre il prossimo X Factor in onda su SkyUno? Matteo Il provino l'ho fatto solo io. Ma chiaramente se dovesse andare in porto, Thomas sarebbe lì con me. Com'è andato il provino? Matteo Mi hanno detto: mettiti lì e presenta. È stata una cosa molto imbarazzante. È come dire: bene adesso facci ridere. In ogni caso non mi faccio illusioni. Come me sono in tanti a fare il provino. E poi presentare non è facile. Prima di accettare ci penserei su. Veniamo al nuovo album. Nel primo singolo, «Questa estate strana», si sente l'influenza del synth pop anni Ottanta. Cos'è? Un cambio di rotta? Thomas La verità è che dietro c'è lo zampino dei nostri produttori. Un giorno sono arrivati e ci hanno fatto sentire la nuova versione del brano. Sulle prime ero scettico. Poi ci abbiamo lavorato su ed è venuta una gran cosa. Il titolo dell'album è «Perdermi». Quanto c'è di autobiografico? Matteo Lo devo ammettere, il mio senso dell'orientamento è scarsissimo. A parte gli scherzi, la nostra generazione, quella dei trentenni, vive un momento veramente difficile. Di grande precarietà lavorativa e sentimentale. Allora i vostri testi non parlano solo d'amore e buoni sentimenti. C'è spazio anche per altro? Thomas Non siamo affatto distratti sul sociale e sulla politica. Ma non ci viene spontaneo parlare troppo di questi temi nelle nostre canzoni. Sarebbe una cosa forzata e non saremmo credibili. Come fate a scrivere i testi a quattro mani? Matteo Parliamo molto e poi buttiamo giù le idee. Ma la cosa più difficile è la parte musicale. Lì ci scanniamo sul serio e arriviamo spesso a un passo dalla rottura. Tipo: se suoni così la chitarra io me ne vado. Fino al giorno dopo. Poi passa tutto. Avete mai pensato al mercato estero? Matteo Proprio in questo momento stiamo lavorando a una versione dell'album in spagnolo per l'America Latina. Ma non è facile tradurre i testi e cantare in un'altra lingua. Quando ci provo sembro Thomas Milian. Siete impegnati anche sul fronte della sicurezza stradale. Come nasce questo forte interesse? Thomas I numeri parlano chiaro. Ogni anno gli incidenti stradali fanno più morti di una guerra. E le cause principali sono banali distrazioni al volante. È impossibile restare indifferenti. A tornare a Sanremo ci pensate? Matteo È una di quelle cose che si dicono a mezza bocca. Allora l'anno prossimo niente Sanremo eh? Alzandosi da tavola, Matteo si alza in piedi ammiccante. Più esplicito di mille parole.

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