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L'inevitabile trionfo di Moretti a Cannes

Nanni Moretti e Michel Piccoli al Festival del cinema di Cannes

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Cronaca di un successo annunciato. Nanni Moretti sbarca a Cannes con il suo «Habemus Papam» in concorso ed è subito uno scroscio di applausi e risate nella proiezione per la stampa. Qualcuno osa persino sussurrare a caldo: «Habemus film». Amato dai francesi, fermato per strada dai suoi fan d'Oltralpe, il regista de «La stanza del figlio» (già Palma d'oro nel 2001) non fatica a nascondere la sua soddisfazione. Pur ricordando che sia «La messa è finita» sia «Habemus Papam» sono due fillm «scritti e diretti da un ateo», Moretti si meraviglia ancora «di chi mi accusa che in questi lavori non ci sia la fede. Le alte gerarchie ecclesiastiche - ha aggiunto in un incontro stampa affollato - sono sempre intervenute nella vita politica italiana, ma ora la politica recepisce con più agitazione queste indicazioni di quanto accadesse pochi anni fa. Le critiche piovute al mio film da ambienti del Vaticano sono isolatissime e non rappresentative». E conclude: «La storia senza Michel Piccoli sarebbe stato più misera». A sua volta, l'attore francese (classe 1925), che interpreta Melville, neo-papa amletico dopo la sua nomina a pontefice, ricambia il complimento: «Finire la mia carriera con Moretti sarebbe perfetto. Il grido del mio personaggio significa tante cose, ma soprattutto: "non posso, non ce la faccio". Una cosa che può capitare a ognuno di noi quando siamo di fronte a un impegno di enorme responsabilità. Capisco perché Nanni Moretti non voglia parlare di politica. Immagino che la presenza continua di Berlusconi sia per lui un dolore come è un dolore per molti italiani e per quei francesi che sanno chi è», ha detto Piccoli al quale è stato assegnato il Nastro d'argento europeo. Il Moretti day è stato poi accompagnato dall'altro film in concorso ieri, «Polisse» della regista 35enne Maiwenn Le Besco. Storia delle giornate vissute dalla Brigata di protezione dei minori, persone che in un ufficio devono rivolgere ai bambini domande del tipo: «Esattamente dove ti ha toccato tuo padre?». O ascoltare le risposte agghiaccianti degli adolescenti che confermano: «Ho dovuto fare sesso con lui perché altrimenti non mi ridava il telefonino». Il film, purtroppo pieno di realismo, racconta gli abusi dei minori così come sono vissuti dai poliziotti, che la regista descrive come persone appassionate del proprio lavoro e piene di umanità. Le scene della pellicola sono choccanti: primi piani di un feto abortito da una ragazzina violentata, presumibilmente dal padre, un istruttore di ginnastica che abusa dell'allievo in bagno e una bambina che confessa alla madre che papà l'ama «troppo». Non è stato semplice scegliere per il cast dei bambini che dovevano avere accanto i genitori e lo psicologo. «Ma - spiega la regista - gli adolescenti stessi hanno detto di aver accettato la parte per solidarietà con quei piccoli che avevano vissuto incubi atroci». Prima dell'arrivo dei Duran Duran, sulla Croisette è stato presentato un altro film choc, «Unlawful Killing» di Keith Allen, accusato di aver attaccato i Windsor con questa pellicola sostenuta (con 2,5 milioni di sterline) dal padre di Dodi, che morì con Lady Diana nello schianto nel tunnel dell'Alma di Parigi nel '97. Mohamed Al Fayed ha infatti sempre sostenuto che la coppia fu uccisa per ordine del principe consorte Filippo perché la corte reale non gradiva l'unione tra la principessa del Galles e un musulmano. Il film, che contiene immagini choccanti del volto di Diana agonizzante, è incentrato sull'inchiesta del 2007 sulla morte di Lady D, sulle pressioni che avrebbe fatto la casa reale britannica e sulle conclusioni della giuria: un omicidio causato dallo stato di ebbrezza dell'autista della Mercedes nera e dagli inseguimenti dei paparazzi. «Il mio non è un attacco alla monarchia ma un film sul tema del potere dell'establishment», si è difeso il regista.

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