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A Cannes eros e follia

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Finite le risate portate da Allen nel suo film d'apertura, Cannes apre il concorso con due pellicole sospese tra tragedia, morte e amore. A cominciare da «We need to talk about Kevin» di Lynne Ramsay, tratto da una storia vera. Una coppia è alle prese con il disagio di un figlio difficile che si rifiuta di parlare con la madre, usa il pannolino quando già fa le addizioni, manipola il padre buono per infastidire la madre con la quale comunica solo a colpi di sfida. Finché non esplode la violenza, il giovane fa una strage a scuola, sopravvive solo la mamma (Tilda Swinton) alle prese con tutti i sensi di colpi per un figlio che non ha saputo crescere normale e che comunque non smette di amare. «Non è né buona né cattiva questa madre - ha detto Tila Swinton - Le famiglie sono complicate, si possono avere emozioni ambivalenti. La figura materna sembra incapace di mostrare i sentimenti e l'amore le muore in gola, il suo cuore è la colonna sonora del film. Lei accetterà anche gli insulti delle altre mamme, senza però rinunciare all'ora di colloquio con il ragazzo in carcere». La giovanissima studentessa Lucy è invece la vittima sacrificale in «Sleeping Beauty» (La bella addormentata) della regista australiana Julia Leigh che racconta il mondo delle case chiuse d'alto bordo. In una villa lussuosa, uomini anziani si mettono in libertà davanti al corpo nudo di Lucy con il gusto di passare una notte accanto a una vergine, rispettando però il monito della maitresse: «Potete fare tutto tranne la penetrazione». Ieri si è aperta a Cannes anche la sezione Un Certain Regard con «Restless» del regista Gus Van Sant. Protagonisti due sedicenni che hanno una voglia matta di vivere le sensazioni del presente, essendo privi di futuro. Lei perché malata terminale di cancro, lui perché ha una passione per la morte che lo rende assiduo frequentatore di funerali. Tra i due sarà grande amore, in un miscuglio di evocazioni di «Romeo e Giuletta» di Shakespeare e della «Love Story» di Hiller. Altro choc per «Polisse», film francese in concorso di Maiwenn, tra scene di abusi e di un feto abortito. Folla in delirio sulla Croisette per l'arrivo di Angelina Jolie che, con Dustin Hoffman e Jack Black ha presentato «Kung Fu Panda 2», mentre il marito Brad Pitt è atteso a Cannes per il film di Malick. All'Italian Pavillon è invece arrivato il ministro per i Beni Culturali Giancarlo Galan. «Mi sono tenuto libero per il 22 sera perché io ci credo - ha detto il ministro pronto a tornare a Cannes per Moretti e Sorrentino e sarebbe un record, soprattutto dopo due anni di vistosa assenza, con molte polemiche, del suo predecessore Sandro Bondi - La capacità di indignazione del mondo della cultura in questi mesi ha avuto una fortissima eco. Oggi si fa più fatica a dire no alle istanze, molte giuste, del cinema». Galan non ha perso poi l'occasione di ribadire che «il festival italiano per eccellenza è la Mostra del Cinema di Venezia, deve essere chiaro, non ci devono essere altri festival in competizione. Mi dicono che Roma sia piuttosto una festa, ecco può rimanere così oppure diventare tematica. Lo dico da amico del cinema e imparo da esperienze straniere: siamo a Cannes, ma Parigi ha un festival in competizione? No». E per lui il fatto che il Festival di Roma si finanzi senza contributi ministeriali «è un'ipocrisia che va svelata. I finanziamenti che vanno al festival capitolino sono tolti da altre cose è ora di dirlo e non parlo degli sponsor privati», ha spiegato Galan riferendosi all'impegno finanziario di Comune, Provincia e Regione: «Non sono soldi pubblici quelli?» E Marco Müller (direttore della Mostra veneziana), che stava sotto il tendone ad ascoltare, ha aggiunto: «È giusto che ci sia solo un festival». Anche se però il ministro non ha «intenzione di continuare a insistere per la costruzione del nuovo Palazzo del Cinema di Venezia, visti i costi elevati: un progetto da 120 milioni di euro, di cui 20 già spesi e 15 per togliere l'amianto».

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