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Quando Kubrick faceva il fotografo

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.Noi diremmo ritratto d'artista da giovane. In ogni caso si tratta dei primi passi di un genio nel mondo dell'arte. Narrativa o cinematografica che sia. Tra il 1945 e il 1950 Stanley Kubrick non era ancora il regista osannato e da molti considerato il più grande di tutti i tempi. A 17 anni faceva il fotografo, anzi il fotoreporter per la rivista «Look» che gli aveva comprato lo scatto di un edicolante affranto dalla notizia della morte del presidente Roosevelt. Da allora la redazione non se l'era fatto più sfuggire e, per cinque anni, pubblicò le sue foto che ritraevano soggetti in vari momenti della giornata, spesso a loro insaputa. A raccontarlo la mostra allestita da oggi a Palazzo Magnani di Reggio Emilia, intitolata «Stanley Kubrick. Visioni e finzioni (1945-1950). Cinque anni da grande fotografo», che propone 130 immagini, tra cui due reportage rimasti finora inediti, dedicati a Rocky Graziano e a Montgomery Clift. Non c'è dubbio che proprio le foto scattate a Rocky Graziano abbiano ispirato Kubrick nel suo primo cortometraggio, «Day of the fight», in cui segue da vicino una giornata del pugile Walter Cartier. Tra le altre sezioni della mostra figurano «Portogallo», che racconta il viaggio di due americani nel dopoguerra, o «Betsy Furstenberg», ragazza americana che rappresenta la vivace vita newyorkese di quegli anni, cui fanno da contraltare le vicende degli «shoe shine», lustrascarpe che si trovavano agli angoli delle strade. Dalla vita reale al grande schermo il passo è breve.

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