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Da Ponte come Casanova tra '700 e '800

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Pergli inesperti: sapere come nascono le parole di un'opera, vedere chi c'è dietro le quinte, scoprire la vita privata - una vita ricca di mondanità di Lorenzo Da Ponte - vi strapperà qualche risata. Questo e altro racchiude il libro dal titolo «Lorenzo Da Ponte. Io Don Giovanni» (Barbera), scritto a quattro mani da Giorgio Fabris e Bruno Di Geronimo. Chi legge non sa dove finisca la realtà e inizi la fantasia e, il racconto, è un continuo passaggio dalla prima persona alla terza. Insomma Da Ponte è un po' come se rivedesse se stesso scorrere dentro a un film. Grande donnaiolo, conobbe il celebre Casanova (tra le femmine avevano entrambi una certa fama), scrisse per Mozart sì ma anche per Salieri, di cui odiava la pedanteria. Con il primo il mestiere diventava un diletto, un piacere. Con il secondo era un lavoro duro: rimetteva continuamente mano al testo, era incontentabile e in più soffriva di manie di protagonismo (proprie dei grandi artisti). Da Ponte ha una biografia che, se fosse racchiusa in poche righe, costituirebbe da sola un ottimo soggetto: nato ebreo viene convertito gioco forza al cristianesimo (la madre era morta). Così cresce sotto l'ala protettiva di un vescovo (Da Ponte appunto, che gli dà il cognome). Ma - prima di diventare abate - fin dal seminario sente il richiamo delle carte e delle gonnelle. Come fosse un canto di sirene, non può resistere. Così salta di donzella in donzella, vince denaro, Bacco e Venere diventano suoi complici. E naturalmente dà scandalo. Viene quindi cacciato da Venezia. Fugge a Gorizia e viene presto a conoscenza del genio di Mozart e - sebbene stenti ad abbandonare Salieri - torna a comporre per l'Opera. Gli amici non gli mancano ma gli serve una moglie. Nancy è la persona adatta. Un tipo che rientra nel suo stile. Infatti ha venti anni in meno di Da Ponte. Ed è un amore-persecuzione, visto che lo spirito di una Nancy ormai morta continua ad aleggiare su Lorenzo. La fortuna lo conduce così in America, dove porta la nostra cultura: contribuisce alla crescita dei suoi allievi. D'altronde anche agli albori della sua carriera non aveva fatto altro che insegnare letteratura. Quello di Da Ponte è un ritratto divertente che sembra uscito dai giorni nostri anziché essere un affresco della fine del Settecento e dei primi decenni dell'Ottocento. Sebbene il continuo salto tra la prima persona e la terza faccia risultare il libro una lettura difficile, questo volume soddisfa e sazia la curiosità di musicologi e non.

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