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I BACI MAI DATI, di Roberta Torre, con Donatella Finocchiaro, Carla Marchese, Piera Degli Esposti, Italia, 2010. A Catania, in una periferia con pretese.

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Inrealtà ha solo aiutato a ritrovare la testa di una sua statua che dei balordi di notte avevano spezzato e poi, preoccupati, avevano cercato di nascondere. La conseguenza di quella bugia non tarda a provocare nel quartiere un autentico subbuglio. La gente accorre per chiedere miracoli, espone alla ragazzina i propri crucci, la informa delle proprie traversie e naturalmente, per accattivarsela, la copre di doni e anche di denaro: con gran soddisfazione della madre che si affretta a gestire quell'affollamento di "fedeli" accolti adesso in una casa rimessa a nuovo e disseminata di candele sempre accese. La ragazzina, però, non tarda a svelare proprio alla madre la sua bugia e, trovandola in un momento abbastanza difficile finirà per conquistarsi quell'affetto di cui, a causa di un interno familiare disastrato, non aveva mai goduto: i "baci mai dati", appunto. Un tema non nuovo. Una sua variante ce l'aveva proposta qualche anno fa Edoardo Winspeare con "Il miracolo", ambientato a Taranto e protagonista un bambino anziché una bambina. Roberta Torre, però, riaffrontandolo, dopo essersi aperta degni spazi nel cinema italiano, dall'esordio con "Tano da morire", seguito da tre film di un certo impegno, "Sud Side Story", "Angela" e "Mare nero", ha puntato soprattutto su quell'ambiente familiare disordinato e spesso quasi convulso, lasciandolo invadere da quella folla piuttosto variopinta di questuanti di miracoli, cui oppone con sobrietà il personaggio della ragazzina via via sempre più a disagio per il seguito di quella sua invenzione, accettandolo però spesso con tutte le ingenuità di una adolescente interessata fino a quel momento solo di gite al mare e di un suo coetaneo che invece non sembra corrisponderle. Certo, uno schema un po' fragile, con accenti che, anche quando tendono a colorirsi, rasentano non di rado l'inespresso, comunque l'impresa qualche merito ce l'ha e si finisce per accettarla, sia pure con riserve. La protagonista, Carla Marchese, è un'esordiente, ancora piuttosto acerba, la madre è Donatella Finocchiaro, convincente soprattutto quando modera mimica e gesti; sfumandoli.

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