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Un grande Otello il salsa italiana

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Meritodella lirica. A raccontare per l'ennesima volta la storia del Moro di Venezia con le note spasmodiche di Verdi sotto un capiente tendone (1100 posti tra cui molti giovani) per il cartellone del Theatre Royal de Wallonie, in restauro per tutto l'anno, c'è difatti uno stuolo di artisti extra moenia. Onore innanzitutto all'Otello di Fabio Armiliato, recentemente insignito del Premio Gigli, che debutta coraggiosamente nel ruolo, rivelando inaspettatamente doti (e carattere) da Heldentenor (tenore eroico) accanto alla duttile e sfumata Desdemona di Daniela Dessì, sua compagna di vita e d'arte. Né demerita lo Jago infingardo e subdolo di Giovanni Meoni, che dopo il forfait per il Nabucco dell'Opera a Pietroburgo, ha ritrovato la pienezza dei suoi mezzi. A concertare il tutto una bacchetta italiana, quella di Paolo Arrivabeni, capace di cogliere sfumature, bagliori lividi e soverchierie del dramma shakaspeariano messo in note dal bussetano. Ma il cervello dell'operazione resta ancora un italiano che si fa onore all'estero. Stefano Mazzonis di Pralafera che non solo è responsabile della sovrintendenza dell'Ente vallone con mano virtuosa, ma anche regista lucido ed abile della rappresentazione.

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