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La mia stirpe Malattia o felicità l'eredità della famiglia è un bel fardello

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Maciò non vale per il protagonista di «La mia stirpe» firmato da Ferdinando Camon (Garzanti), classe '35. Lui, in quel dì, deve correre in ospedale. Al padre è presa una paralisi. È sul letto di morte, confinato nel reparto dei senza-speranza. Così la memoria torna indietro: gli episodi dell'infanzia e, soprattutto, il rapporto tra i genitori, fantasticato sulla base di alcune lettere d'amore. Era l'epoca del «voi» tra due innamorati. Così il figlio realizza il sogno del padre. Aldilà della trama che può risultare più omeno avventurosa, ciò che rimane è il concertto «stirpe»: quel pizzico di tempra (o più semplicemente una ciste in testa) che si tramanda di nonno in nipote. Sim. Cap.

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