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«I cani di Roma» e il commissario Blume

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.Anzi, il primo caso del commissario Blume, tra le pierche della politica corrotta e del crimine organizzato in una Roma noir più attuale che mai: parola dell'autore Conor Fitzgerald che nel suo romanzo d'esordio «I cani di Roma» (edito da Ponte alle Grazie, pagine 480, 18 euro), racconta la prima indagine del commissario Alec Blume. Un investigatore d'origine americana, romano d'adozione e, scrive l'autore, «sbirro per vocazione» coinvolto in una inchiesta per omicidio che rivelerà molti lati oscuri della città eterna. La canicola d'agosto romano pesta duro. Dagli alberi le cicale berciano il loro canto ipnotico. Nel vicinato i televisori stanno vomitando programmi per casalinghe assopite e Arturo Clemente viene assassinato in casa sua da un uomo che neanche conosce. Quando il commissario Blume arriva sulla scena, già fin troppo affollata del crimine, scopre che la vittima, impegnata in prima personaa contro le violenze sugli animali, non è uno qualsiasi: si dà il caso che la vedova sia una parlamentare dell'opposizione. Il commissario dovrà quindi destreggiarsi come un equilibrista tra la ricerca della verità, le pressioni dei diretti superiori e dei palazzi del potere perché offra ai giornali un colpevole. Blume si troverà a lottare in una città in cui anche una indagine per omicidio deve piegarsi alle esigenze della politica. Ne «I cani di Roma» Fitzgerald descrive il contrasto della città «caput mundi» dalle bellezze maestose ma anche dai bassifondi impenetrabili, controllata da capibanda all'improvviso costretti a confrontarsi con un "cane sciolto", inebriato di sangue, deciso a farsi strada nella geografia della malavita. Ma è la quarta di copertina a far entrare il lettore nell'amtosfera che narrata dal libro di Fitzgerald: «Torniamo al raduno. Nessuno vi ha controllato?». Un pochino ci hanno guardato ma non c'era nessuno che controllava. C'era gente dappertutto e i cani ringhiavano e...Dio mio». Di Tivoli scosse la testa «Cosa?» Blume si sporse in avanti. «L'odore di quel posto non lo dimenticherò mai?» «Che odore era?» «Fango, sangue, alcol, sigarette ma soprattutto odore di cani, di merda di cane e di paura».... Conor Fitzgerald, classe 1964 di Cambridge vive in Italia dal 1989. Nel 2001 ha fondato una agenzia di traduzione e da qualche anno insegna alla Scuola superiore per traduttori e interpreti di Ostia. «I cani di Roma» è il primo di una serie che vede protagonista il commissario Blume, «americano de Roma», alle prese con una indagine difficile, e ricca di colpi di scena e di tanta ironia ma anche ispirata alla cruda realtà.

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