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Un ritorno alla tradizione del grande cinema civile

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Comequelli che realizzavano Francesco Rosi e Elio Petri negli anni d'oro del nostro cinema civile. L'ha diretto, anche scrivendolo, Andrea Molaioli che ha trionfalmente esordito qualche anno fa con "La ragazza del lago", lodato dalla critica, festeggiato dal pubblico, fatto segno a premi di sicuro prestigio. Oggi si fa ispirare, neanche molto in filigrana, da quel crac Parmalat che ha lasciato dietro di sé veri e propri disastri ai danni di una moltitudine di risparmiatori. Si parte così da un'azienda alimentare specializzata nell'industria del latte, guidata da un capo che l'ha riempita di parenti e amici spesso disonesti e gestita da un personaggio cinico e sinistro che, presto coinvolto nei gironi più infernali del capitalismo - falsi nei bilanci, scoperti catastrofici con le banche, invenzioni cosiddette creative per tappare certe falle con vere e proprie mistificazioni - tenta di far fronte ai suoi misfatti fino al momento in cui il titolare dell'azienda non si darà per vinto e lui chiuderà la sua carriera tra due finanzieri che lo scorteranno in carcere. Molaioli ha costruito con sapienza questo intreccio, lasciando precisi spazi di privato alle spalle dei personaggi, ma privilegiando quegli schemi economico-finanziari che via via li travolgono, curandoli narrativamente in modo tale da suscitarvi in mezzo tensioni drammatiche ed emotive quasi da "giallo", presenti perfino quando, nel ricordo della vera cronaca di sfondo, la conclusione è nota, e puntando molto con la regia, grazie anche alla bella fotografia di Luca Bigazzi, su quelle cornici asettiche e quasi incolori in cui si muove l'alta finanza anche se l'azione si sposta in Russia o negli Stati Uniti. Animate da interpreti in grado di gestire i propri personaggi con un realismo duro e vitale, anche nei toni sommessi e nei silenzi. I migliori, il grande Toni Servillo, nel ritratto inciso a forti tinte, ma sempre con misura, dell'anima nera dell'azienda, e Remo Girone che al suo capo, pur tra le disonestà più scoperte, presta accenti umani e quasi malinconici, con ben dosate sfumature.

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