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Enigmatico, spirituale, commistione sapiente e sinergica di tradizioni antichissime e sovrastrutture ipermoderne

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Èil Giappone, un Paese che conosciamo attraverso stereotipi e luoghi comuni del turismo di massa, ma che è difficile da penetrare in profondità. Solo un filosofo o un artista può avere successo in questo compito. Un obiettivo raggiunto da Stefano Faravelli nel suo «Taccuini dal mondo fluttuante» (Ed. Viaggi dell'Elefante, Istituto Geografico De Agostini, pagg. 120, 40 euro). Faravelli esplora le città nipponiche cogliendo l'attimo fuggente con i suoi pennelli. Afferrando «l'unità sostanziale del mondo percepibile "senza mediazioni"». Immergendosi nell'oggetto dei suoi acquerelli con il metodo di Pavel Florenskij, cioè con «uno sguardo infantile che coglie la verità della forma». Sfogliando le pagine dei «taccuini» e, meglio ancora, godendosi il Dvd che lo immortala mentre è all'opera, non si può che rimanere stupefatti dalle capacità tecniche di Faravelli. E, ancor più, del suo «tentativo di racchiudere un mondo in un libro e offrire al lettore il miracolo di un viaggio da fermo». Tentativo pienamente riuscito.

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