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Ciclone Luca e Paolo

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I comici Luca e Paolo

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La «squadra unita» di Morandi? Se non è stato tutto concordato in funzione degli ascolti, Luca e Paolo hanno tirato un colpo mancino a Mazza & Mazzi, prendendo in ostaggio il Festival in nome della satira. Fini e Berlusconi affondati con un "Ti sputtanerò" a suon di Ruby e Boccassini. Non avevano fatto leggere i loro testi all'organizzazione e in diretta si sono scatenati. Luca e Paolo, due iene di nome e di fatto, ma la satira è stata oggettivamente pungente. Sul palco hanno reintepretato il testo di un vecchio hit sanremese di Morandi (con Barbara Cola), trasformandolo in "Ti sputtanerò", e loro due nei ruoli di Fini e Berlusconi a darsene di santa ragione con attacchi su intercettazioni e filmini sexy, passando per Ruby, i trans, la Boccassini. Alla faccia degli interventi felpati e degli inviti alla moderazione. Finale da brivido, con il finto Gianfry a cantare a Silvio: "Il 6 aprile in galera ci vai solo tu". Quando inquadrano Morandi si capisce che gli sono caduti i lustrini dalla giacca. I due continueranno a ridicolizzare il conduttore, chiamandolo "Piergianni", e insistendo sui paragoni con il Cav. Sul finale, quando Morandi è già in fuga verso Monghidoro, Luca e Paolo danno a Mazzi del "camerata", strapazzano Belen e Canalis, ci manca solo che facciano la pipì sul palco. E dire che si "temeva" l'arrivo di un altro comico, uno che non la manda mai a dire a Silvio. Notte fonda. La sentenza arriva alle dieci del mattino. Quando le luci dell'Ariston si sono spente e i vari protagonisti della «squadra unita» di Morandi si sono scambiati secchi bacetti sulle guance, ciascuno si è avviato verso uno scampolo di notte di tregenda. All'alba, artisti e organizzatori sparsi già scommettevano sulle percentuali di ascolto. L'anno scorso Antonellona aveva bagnato il debutto con un 45.29 di share, e nel 2009 Bonolis aveva addirittura superato il tetto del 47 per cento. Ma per una sciagurata concatenazione astrale Sanremo 2011 è nato cinque minuti dopo la sigla del talk show politico di Floris nel giorno più gravido di tensioni della seconda Repubblica. Su Raiuno Belen ballava il tango, su Raidue il Paese Ballarò. Il paradosso Benigni. Gli addetti ai lavori sanno che il destino di ogni festival si decide nella prima ora di diretta: dopo è una fatica da Sisifo risalire la china dell'audience. Ma quest'anno è quasi un obbligo andare a gonfie vele: e non solo per una questione di spot pagati a peso d'oro (qualcosa come 8000 euro al secondo), ma anche per un riflesso istituzionale. Non c'è solo la grana giudiziaria, a fare di Berlusconi il Convitato di Pietra dell'Ariston, ma pure la ricorrenza dell'Unità d'Italia, che sarà celebrata domani in pompa musicalmente magna. Si può soccombere all'assalto frontale di "Annozero"? No, si sono detti Mazza & Mazzi (e Masi, nella ridotta di Viale Mazzini): così Morandi ha ufficializzato l'arrivo a Sanremo di Robertone Benigni. Che, in modo paradossale, potrebbe trattenere molti spettatori dalle parti del Festival, sottraendoli alle grinfie di Santoro. Per raccontare cosa? L'esegesi dell'Inno di Mameli, ha sottolineato commosso il Giberna. Una lezione costosa. Ora, sappiamo già che Benigni arringherà i telespettatori per i suoi canonici tre quarti d'ora. Morandi giura che il premio Oscar si adeguerà al tono sobrio e solenne della serata. Certo, nessuno potrebbe permettersi di tappargli la bocca. Bene. Adesso andate su Internet e cercate notizie sull'Inno Nazionale: anche soffermandosi sulla storia della scarsa caratura dello spartito del Maestro Novaro, sulle Cinque Giornate di Milano, sugli apprezzamenti di Nino Bixio e sull'alternativa del "Va' Pensiero", il tema viene risolto serenamente in quindici-venti minuti. E per il resto del tempo? Nessuno è disposto a credere che Benigni, magari con figure plautine e voli pindarici, non faccia riferimento al momento cupo del Cav. Per la sua prolusione storico-cronachistica (mentre la Lega è già insorta), Benigni intascherà una cifra oscillante fra i 230mila e i 250mila euro, la stessa che aveva fatto scalpore alla vigilia della sua ospitata a "Vieni via con me". Successe l'inferno e l'attore precisò che da Saviano e Fazio, a riproporre il suo vecchio monologo su "Dio e Berlusconi", andava gratis. Oggi il suo superagente Lucio Presta passa all'incasso: due apparizioni al prezzo di una, per un costo che Mazza ha definito, bontà sua, «contenuto». Emma e Santoro. Mikhail ne pensa una più del diavolo. E medita, nella serata di fuoco di domani, di collegarsi con la giovane pasionaria (data da tutti per superfavorita, in coppia con i Modà). La salentina ha partecipato alla manifestazione pro-donne, e lì è stata intervistata. Ma Santoro vorrebbe collegarsi con lei in diretta da Sanremo (e il regolamento?), sperando che poi tutti restino da lui a sentir concionare sui rovesci di Silvio. Televoto parte seconda. L'Antitrust ha multato la Rai (50mila euro) per "omissioni informative sui rischi di manipolazione del televoto" nell'edizione 2010. La tv pubblica ha annunciato subito ricorso al tar, anche per evitare le conseguenze della class action risarcitoria chiesta dal Codacons. Così quest'anno, dal palco, Morandi spiegherà più volte che l'utilizzo irregolare di «pacchetti di sms» comporteranno la squalifica del cantante interessato. Ma, a quanto pare, non c'è la sicurezza di essere al riparo dal broglio informatico. Lo stesso Mazza ha ammesso che «esiste il rischio che la tecnologia utilizzata da questi farabutti sia più veloce della nostra possibilità di controllarla». E allora? Semplice: quando tutto sarà finito, dopo mesi di verifiche sui tabulati, le compagnie telefoniche comunicheranno all'organizzazione festivaliera i «flussi sospetti» sulle utenze business. Così, dopo un tempo congruo, potrebbe arrivare anche l'ignominiosa cancellazione dal palmares sanremese. Per doping sul televoto. Quasi eliminate. Intanto i suffragi della giuria demoscopica bocciano le due Anne. La Tatangelo vestita come la Oxa, più l'originale. Purtroppo c'è il ripescaggio.

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