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Francesca Sanvitale, la signora della prosa gentile

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Nataa Milano nel 1928, dal 1961 aveva scelto Roma come «sua» città. Collaboratrice dei quotidiani «Il Messaggero» e «l'Unità», nonchè del settimanale l'Espresso, è stata direttore della rivista Nuovi Argomenti e di Micromega, ma anche e soprattutto una apprezzatissima scrittrice. «La realtà è un dono» è il titolo di una raccolta di racconti, ma potrebbe anche essere la sintesi della leggerezza elegante della sua scrittura. Alla narrativa la Sanvitale era arrivata relativamente tardi, pubblicando nel 1972 «Un cuore borghese», romanzo che subito attirò l'attenzione della critica e dei lettori su di lei e la sua finezza di scrittura. Il successo arrivò nell'80 con «Madre e figlia». Segue nell'84 «L'uomo del parco», racconto sulle paure di una donna sola. Esce poi «L'ultima casa prima del bosco» e dopo 4 anni arriva il suo romanzo più ricco e complesso, «Il figlio dell'Impero». È dedicato alla fine dell'impero napoleonico, la restaurazione e la nascita dell'Europa moderna. Seicento pagine per disegnare dall'interno la vita del figlio di Napoleone, nato re di Roma e morto ventunenne di tisi, schiacciato dalla rovina del proprio genitore. Con il libro è finalista al Premio Strega. Alla Sanvitale non mancheranno i riconoscimenti letterari: dal premio Dessì, al Chiara, al Viareggio-Repaci per «L'inizio è in autunno». Con quest'ultimo romanzo, che nasce dalle polemiche suscitate a suo tempo dai restauri alla Cappella Sistina, festeggia insieme all'Einaudi gli 80 anni della signora gentile della letteratura italiana degli ultimi anni.

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