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Una Festa Nazionale in mezzo come un giovedì

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Perquesto, nell'anno del Centocinquantenario dell'Unità, quel 17 marzo è stato proclamato Festa Nazionale. Solo per il 2011, per carità. Ma non a tutti va bene. Intendiamoci, nessuno pretende di contestare la Storia (quella sta lì e non si può cambiare) e nemmeno mettere in discussione la proclamazione di Vittorio Emanuele a primo re d'Italia, ma quel 17 (già di per se numero iellato) è un giovedì e l'idea di saltare un giorno di lavoro, soprattutto agli imprenditori privati, non piace affatto. L'altro giorno Maurizio Marchesini, presidente di Unindustria Bologna, ha affermato che «l'onere della celebrazione del 17 marzo ricadrà completamente sulle imprese». Ieri gli hanno fatto eco i deputati del Pdl Giuliano Cazzola e Raffaello Vignali: è assolutamente condivisibile la proposta del governo di festeggiare in modo specifico una importante ricorrenza in cui tutti ci riconosciamo, ma la celebrazione, hanno sottolineato Cazzola e Vignali, non si qualifica necessariamente con la logica del «tutti a casa». E dal presidente della Camera di Commercio di Treviso, Nicola Tognana, arriva la proposta: spostiamo tutto al fine settimana. Insomma nel 2011 Pasquetta coincide con il 25 aprile e Natale cade di domenica, nonostante questo parecchi, nel mondo del lavoro, hanno paura di un «ponte» (beato chi se lo può permettere) a metà marzo.

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