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È morta a Roma Maria Mercader, seconda moglie di Vittorio De Sica, madre di Christian e Manuel.

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Lasua fu una vita di cinema contraddistinta da una grande storia d'amore con un marito difficile come Vittorio De Sica. Sorella di Ramon Mercader, l'assassino di Trotsky, la Mercader aveva iniziato la sua carriera nel 1939 con il regista Rosario Pi, nel film «Molinos de viento» al quale seguono, tra gli altri, «Il re si diverte» (1941) di Mario Bonnard dal dramma di Victor Hugo che diede origine al «Rigoletto» dove la Mercader era Gilda accanto a Michel Simon e Rossano Brazzi. Il 1942 è per lei un anno fatale. Approda in Italia e incontra sul set del film «Un garibaldino al convento», dove interpreta una romantica collegiale, Vittorio De Sica. È colpo di fulmine. Ma ci vogliono ben 17 anni perchè De Sica, subito innamoratosi di lei, riesca a sposarla davvero dopo il divorzio ottenuto dalla precedente moglie Giuditta Rissone. E dovrà sposarla nel 1959 in Messico, un matrimonio chiaramente non riconosciuto dalla legge italiana. Ma l'amore tra i due non finisce qui, nonostante la «doppia vita» del regista e la sua compulsiva passione per il gioco. Così, ottenuta la cittadinanza francese nel 1968, i due si sposano nuovamente a Parigi. Tornando indietro nella sua carriera, la Mercader nel 1942 è protagonista in «Se io fossi onesto» (1942) di Carlo Ludovico Bragaglia con De Sica e poi, nello stesso anno, in «Buongiorno, Madrid!» di Max Neufeld e Gian Maria Cominetti. Negli anni '40 continua a partecipare a numerose pellicole come: «Musica ProibitA» (1942) e «Il treno crociatO» (1943) firmati da Carlo Campogalliani. Arriva poi «Nessuno torna indietro» (1943) di Alessandro Blasetti, in cui l'attrice si fece bruna per interpretare una esuberante spagnola, e poi arriva «Cuore» (1948) di Duilio Coletti, tratto dal popolare romanzo di Edmondo De Amicis, dove interpreta la maestrina dalla penna rossa. Nello stesso film c'è anche Vittorio De Sica nel ruolo del maestro Perboni. Recentemente per lei solo piccoli camei in: «Claretta» (1984) di Pasquale Squitieri; «La casa del sorriso» (1991) di Marco Ferreri; «Il conte Max» (1991) di Christian De Sica e «Al lupo, al lupo» di Carlo Verdone. La storia d'amore con De Sica è stata più che travagliata per via del matrimonio del regista-attore con l'attrice Giuditta Rissone, da cui ha avuto la figlia Emi. È noto così come, per amore di entrambe le famiglie e dei figli, Vittorio facesse una doppia vita difficile da vivere con tanto di doppie feste e situazioni rocambolesche. Dalla madre di Christian e Manuel De Sica, nonna di Brando e consuocera di Mario Verdone, padre di Carlo Verdone, anche una biografia dal titolo «La mia vita con Vittorio De Sica» (Mondadori, 1968).

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