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di ANGELA PELLICCIARI Siamo nel 1420 e la Francia, per volere del suo re Carlo VI che è pazzo, smette di esistere.

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Lapace di Troyes così stabilisce: alla morte di Carlo VI, Enrico V d'Inghilterra erediterà i territori francesi e porrà fine alla nazione "primogenita della chiesa". Incredibile. In questa situazione Dio suscita una giovanissima pastorella, un'analfabeta: Giovanna D'Arco. L'arcangelo Michele, l'angelo che difende le schiere d'Israele, parla alla "pulzella d'Orléans" e le ingiunge di mettersi alla testa di un esercito in difesa della Francia. E la ragazzina risponde. E risponde sì. Mai aveva impugnato un'arma. E chi avrebbe potuto crederle? Non avrebbero pensato che fosse pazza? Succede l'incredibile: il pusillanime Carlo VII, legittimo erede al trono di Francia, che non credeva minimamente di poter salire sul trono, si lascia convincere e scende in guerra contro il re d'Inghilterra Enrico VI, che si era già proclamato re di Francia nel 1422 alla morte di Carlo VI. È il 1429 e le armate guidate dalla pulzella sgominano i nemici riconquistando Reims. La città ha un altissimo valore simbolico perché qui vengono incoronati i re di Francia dal lontano 496, quando il neoconvertito Clodoveo, re dei Franchi, viene battezzato in cattedrale ed unto con un olio provvisto da un angelo sceso appositamente dal cielo (così racconta la leggenda). La Francia è salva. Grazie a Giovanna, la Francia ha vinto la sua battaglia contro i nemici della patria: inglesi e borgognoni. La Francia è salva ma Giovanna no. È colpevole. Non fosse stato per lei il regno di Francia non sarebbe più esistito. La colpa è imperdonabile. Per gli inglesi, come per i borgognoni, come per gli intellettuali parigini. Il ruolo di questi ultimi è molto ben descritto da Régine Pernoud, accademica di Francia, che dedica alla pulzella d'Orleans delle pagine bellissime. Anche questo è un aspetto che ha dell'incredibile: i teologi francesi, gli intellettuali dell'epoca, convinti della bontà del proprio disegno di sacrificare la Francia per dar vita ad un regno più esteso comprendente le due sponde della Manica, diventano padroni della vita di Giovanna e la condannano al rogo. Si tratta, fa notare Pernoud, del primo esempio dell'influenza criminale esercitata in epoca moderna sulla vita politica dalla schiera dei filosofi, di quanti si ritengono illuminati. Teologi e dotti parigini formulano un progetto (nell'Ottocento si parlerà di IDEA), un progetto astratto, partorito nelle aule universitarie, e così facendo pensano di essere utili al mondo che, in realtà, sconvolgono. La violenza di questo tipo di operazioni, apparentemente asettiche, è mostrata dalla violenza che accompagna la sorte di Giovanna D'Arco. Sottoposta a duri interrogatori, la pulzella resiste ai tranelli che le vengono tesi. È incrollabile e non si smentisce mai, nonostante abbia 19 anni, sia sola, disprezzata ed irrisa dagli uomini più influenti dell'epoca. Al rogo: Giovanna muore nel 1431 e la sua ultima parola è per la persona cui ha dedicato la vita e la cui chiamata ha seguito fedelmente: Gesù. Canonizzata nel 1920, è dichiarata patrona di Francia. Ieri il papa ha dedicato la catechesi del mercoledì a questa splendida, eroica ed umile ragazza di cui Dio si è servito "per la liberazione del suo popolo, inteso come opera di giustizia umana che compie nella carità". Benedetto si è spinto fino ad offrire l'esempio di Giovanna ai cristiani che fanno politica: "un bell'esempio di santità per i laici impegnati nella vita politica, soprattutto nelle situazioni più difficili". Che dire? Magari fosse!

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