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God «save» the Queen. E nacque l'«Europunk»

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Èda quella data che prende le mosse la mostra «Europunk», allestita alla capitolina Villa Medici sede dell'Accademia di Francia, dove rimarrà fino al 20 marzo. Il percorso si chiude con il primo passaggio dei Joy Division sulla Bbc nel 1979: due eventi televisivi che, per importanza, parlano da sé. Il titolo dell'allestimento la dice lunga. Vero è che il Punk, in tutte le sue sfaccettature, pone i suoi natali in America e in Inghilterra. Ma altrettanto vero è il fatto che ben presto mise radici anche in Europa (appunto) e quindi in Francia. E, perché no, anche in Italia, dove tutt'ora ne vantiamo una preziosa tradizione. Emblematico è il famoso «God save the queen» - dei Sex Pistols, certo - firmato però Jamie Reid, ideatore del celebre volto della regina con gli occhi e la bocca coperti da scritte. È proprio la rivisitazione, dal retrogusto anarchico, dell'inno di un Regno Unito ormai lontano. Per gli appassionati, per i curiosi - e perché no - anche per chi di Punk ha sentito parlare soltanto in merito a creste e jeans strappati sulle natiche e agghindati da borchie di vario genere, c'è la mostra di Villa Medici. Ben 550 tra oggetti e documenti fondamentali, provenienti da collezioni private e pubbliche. Per un'esposizione curata dal direttore dell'Accademia di Francia a Roma Èric de Chassey e da Fabrice Stroun. Mostra che proseguirà il suo tour europeo al Mamco di Ginevra dall'8 giugno al 18 settembre prossimi e che sarà accompagnata da un catalogo edito in tre lingue (francese, italiano e inglese), dalla casa editrice Drago, con un saggio critico di Èric de Chassey, un testo di Jon Savage e un testo di Jerry Goossens. Con fac-simile di fanzine e centinaia di immagini.

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