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Lietta Tornabuoni le ultime recensioni parlando della fine

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Nelsenso che si poteva snobbare una stroncatura e andare lo stesso al cinema. Per poi pentirsene e riconoscere che aveva ragione lei, come sempre. Improvisamente, da ieri, siamo rimasti orfani della scrittrice e critica cinematografica pura, Lietta Tornabuoni, 79 anni. La gentildonna toscana discendente da Lorenzo il Magnifico è morta al policlinico Umberto I per un attacco di cuore. In queste ore di lutto e cordoglio affiorano tasselli della sua vita. Dopo la morte della madre s'era chiusa in sè stessa, con la sua malattie e la detestata vecchiaia. A dispetto di tutto, restava intatta, però, la sua grande passione per il cinema. Come un triste presagio, le ultime recensioni di Lietta parlano di morte. «Hereafter» di Clint Eastwood e «Kill me please» di Olias Barco. Il primo, su la Stampa, è un elogio della misura, nessuna sbavatura, nè i toni esagerati che ora vanno di moda. Clint (tenebroso lo è sempre stato) questa volta «pattina su un ghiaccio sottile» ci spiega, eterea, la Tornabuoni. Semplicemente perché s'è spinto nella zona ipotetica che segue il trapasso. La recensione di «Kill Me Please» la leggeremo venerdì sull'Espresso. Lietta sottolinea che la pellicola «affronta l'argomento rimosso per eccellenza della nostra epoca, la morte». Il presidente Napolitano commosso ha detto che le sue recensioni restano un patrimonio di conoscenza da salvaguardare. Noi ci permettiamo di aggiungere che andrebbero inserite nei libri scolastici.

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