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Vincono «La corrida» e l'Italia da sfottò

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Con«La Corrida» condotta dal sornione Flavio Insinna il Biscione s'è pappato Mamma Rai di «Attenti a quei due», ovvero la coppia Frizzi-Giusti. Una sberla per la rete ammiraglia di Viale Mazzini che fa gongolare Piersilvio Berlusconi. «La corrida» di corradiana memoria ha calamitato 5.287.000 spettatori e uno share del 24,85%, aggiundicandosi così la prima serata. «Attenti a quei due - La sfida» invece non è andato oltre i 4 milioni e 292 mila spettatori (share 19,57) dispiacendo assai i fan partenopei, fieri di ospitare la diretta del varietà nell'Auditorium Rai di Napoli. A sorpresa il risultato della tenzone. A fronteggiarsi erano conduttori di lungo corso e collaudata presa sugli italiani col telecomando. Frizzi con «I soliti ignoti» assicura un ottimo risultato ogni sera del resto della settimana. Max Giusti poi, dal lontano «Stracult» ad «Affari tuoi» e a «Quelli che il calcio», è una faccia nazionalpopolare che tante volte ha stregato le folle tricolori sedute in salotto. Insomma, pane per i denti di Insinna, capace di svariare dalle fiction all'intrattenimento e di azzeccarla quasi sempre. Che cosa è successo allora per far scivolare così Viale Mazzini? È successo che «La corrida» - blasonato format d'antan - ha al suo arco due frecce fondamentali per colpire noi italiani. Da una parte il gusto di mettersi in gioco, di improvvisarsi quel che non si è, impapocchiando un talento inesistente. Dall'altro quello di crocifiggere, di spernacchiare gli inetti. Insomma, la boccaccesca arena di Canale 5 - quella lanciata con successo da un glorioso Corrado transfuga come Bongiorno dalla tv pubblica a quella privata - vince perché squaderna senza troppi sofismi la nostra antica mania esibizionistica e insieme la nostra cattiveria di giudici. Sicché certi siparietti alla Alberto Sordi, magari con la panzona stagionata che modula stonando «Un bel dì vedremo» e il pubblico che fa buuh, sollazzano più di Stanlio e Ollio. Lo sanno bene gli autori della programma, che hanno aggiunto un surplus di becerume, capace di portare più spettatori. A ogni puntata non si premia solo il più bravo, ma anche il peggiore, quello che, direbbe la casalinga di Voghera, «ha fatto più schifo di tutti». E che comunque andrà in finale. Con buona pace di chi, sofisticato fuori moda, rimpiange la classe di «Studio Uno».

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