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La saggezza nascosta in un rebus

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diCARLO ANTINI Perfino Leonardo da Vinci ne rimase folgorato. Già alla fine del '400 il rebus faceva illustri proseliti. E il genio di Vinci ne propose alcuni che anticiparono tecnologie futuribili per l'epoca come il raggio laser. Quante volte ci siamo sorpresi rapiti sotto l'ombrellone o raggomitolati nel letto di casa con l'occhio fisso e la mente persa nella ricerca di improbabili soluzioni. Il labile confine tra arte e rebus è stato varcato da Echaurren, de Chirico e Lorenzo Lotto che, in uno dei suoi dipinti del '500, raffigura uno spicchio di luna con l'incisione di due lettere («ci») a significare «Lu-(ci)-na», il nome della sua musa ispiratrice. Parole e immagini che si rincorrono nella costruzione di senso. Come nelle poesie di Edoardo Sanguineti ispirate ad altrettanti rebus. Tutto tra i corridoi e le stanze del romano Palazzo Poli in via Poli, dove è ospitata la mostra «Ah, che rebus!». In cinque secoli di enigmi tra arte e gioco, il divertimento intellettuale e la saggezza passano anche attraverso la musica. Il titolo della mostra è ispirato proprio a Paolo Conte e al titolo della sua celebre «Rebus» del '79. «Ah, che rebus!» ancora risuona nelle orecchie degli enigmisti. Ma che cos'è un rebus? Un piccolo enigma da decifrare, un disegno che nasconde una frase, un passatempo. Un gioco. Eppure questo gioco ha una storia antica che, a ripercorrerla, rivela molte sorprese: nel passato grandi artisti hanno elaborato rebus, dalle cifre figurate di Leonardo da Vinci agli incisori Stefano Della Bella e Giuseppe Maria Mitelli. Non poteva mancare l'influenza che le storiche vignette della «Settimana Enigmistica», disegnate dall'illustratrice milanese Maria Ghezzi, hanno esercitato sulla pittura italiana degli anni Sessanta e Settanta, in particolare sulle opere di Renato Mambor e Tano Festa. La mostra di Palazzo Poli mette a confronto l'antico e il moderno, in un viaggio di andata e ritorno tra arte e rebus dal Cinquecento a oggi, con rimandi continui tra il gioco e l'espressione artistica. I rebus dell'Ottocento, con le loro lettere animate, sono accostati agli esperimenti futuristi, come nel disegno «Marinetti ferito» dei fratelli Cangiullo. Fino alle atmosfere metafisiche dei «Bagni misteriosi» di Giorgio de Chirico che dialogano sia con le vignette dei rebus moderni sia con dipinti, video e disegni contemporanei legati all'enigma. Le imprese del Rinascimento, gli emblemi, le marche tipografiche, ma anche i loghi delle ditte moderne e la comunicazione pubblicitaria presentano talvolta la forma dell'enigmistica, un meccanismo interattivo che coinvolge l'intelletto. Attraverso i rebus passano anche messaggi politici, satirici e storici. Dal Risorgimento al '68, ideali sociali sono stati espressi in forma di rebus su fogli volanti, riviste, dipinti e libri d'artista. Nella mostra gratuita è visibile per la prima volta il grande drappo (restaurato per l'occasione) con un lungo rebus dedicato a Pio IX per l'amnistia concessa nel 1846. Il meccanismo del rebus è presente in molti titoli di opere contemporanee e spesso il gioco avviene tra titolo, opera, materia e tecnica. Tanto che i rebus si sono spinti anche oltre. Fino alla videoarte contemporanea. Dove un racconto può essere vivisezionato e scomposto nelle sue parti elementari. Per essere ricomposto in un grado secondo di significato. La mostra romana è curata da Antonella Sbrilli e Ada De Pirro che si sono giovate della consulenza di Sua Maestà Stefano Bartezzaghi, della collaborazione di un folto gruppo di studiosi per il catalogo e del sostegno dell'Istituto Nazionale per la Grafica.

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