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Pan e Gulliver artisti dell'immmaginario

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Barrie,compie 100 anni. Il romanzo scritto nel 1911 è l'evoluzione di un primo racconto (The little white bird- 1902 - divenuto poi Peter Pan e i giardini di Kensington -1906) e dell'opera teatrale «Peter Pan». Per celebrare questo anniversario e l'innocenza del bambino che è in ognuno di noi, lo scrittore Paolo Gulisano, ha realizzato il saggio «Alla ricerca di Peter Pan». «Mi hanno sempre affascinato i temi del romanzo - ha detto Gulisano, che presenterà stasera alle 21 all'Oratorio del Caravita di Roma un suo libro su John Henry Newman - Pan, il fauno, la figura confine tra il mondo umano e il fantastico, il traghettatore verso altri mondi. La giovane fanciulla, non più bambina e non ancora donna. L'archetipo dell'isola, il paradiso perduto e l'artista-bambino capace di guardare Oltre per accedere all'immaginario. Mentre Capitan Uncino è soggiogato dal demone del tempo che scorre. Sono tutti temi ai quali si è poi ispirato Tolkien con Il Signore degli Anelli e Lewis con Le cronache di Narnia. Ma il primo libro di fantasia è l'Utopia di Tommaso Moro (1516). Due secoli dopo nel 1726 ci pensò Jonathan Swift, con I viaggi di Gulliver, a ideare un altro straordinario fantasy. Ma a differenza del Peter Pan di Barrie, Swift ha una visione amara, pessimista e negativa, descrivendo una società feroce, pur nella sua comicità. Barrie invece è positivo, ludico ed esalta il bambino che è in noi. Di recente, c'è stata però una distorsione culturale, perché tutti vedono in Peter Pan un bambino che non vuole crescere mai. Non è esattamente così. Per Barrie la maturità doveva semplicemente essere sempre accompagnata da uno sguardo innocente. Sia Gulliver sia Peter Pan sono stati però relegati, a torto, nella letteratura per l'infanzia, quando sono personaggi di opere nate come commedie, grazie a un uso fantastico del simbolico. Se dovessi immaginare un Peter Pan letterario penserei subito a Giovannino Guareschi: osservava acutamente il mondo ma con uno sguardo ricco di umorismo buono. Peppone, uno dei suoi personaggi più celebri, era in fondo come Capitan Uncino. Anche da un burbero comunista, Guareschi sapeva tirar fuori la parte più umana e bonaria». Din. Dis.

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