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Persecuzioni

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diFABIO PERUGIA Dopo il successo de «Con le peggiori intenzioni» veniva da chiedersi se il secondo romanzo del professore fosse all'altezza dell'esordio. E, alla fine, possiamo dire «sì». Se non altro perché quest'ultima fatica, «Persecuzione» (Mondadori), si chiude in fondo alle 416 pagine con un «continua...», che porterà anche il lettore meno curioso a tornare in libreria per acquistare il secondo volume che uscirà tra pochi mesi, sempre per Mondadori. Alessandro Piperno, docente romano di letteratura francese a Tor Vergata, ispirato dalla cultura ebraica senza essere tecnicamente ebreo, è incalzante fin dall'incipit. «Era il 13 luglio del 1986 quando un imbarazzante desiderio di non essere mai venuto al mondo s'impossessò di Leo Pontecorvo». Quel giorno Leo, ebreo quarantottenne oncologo infantile di fama internazionale era seduto nella sua casa all'Olgiata con la moglie Rachel medico, anche lei ebrea, e madre di Filippo e Samuel, due ragazzi alle porte dell'adolescenza. Il tg delle 8 è un piacevole sottofondo. Almeno fino a quando dall'altoparlante della tv il giornalista annuncia che Leo è accusato di molestie sessuali ai danni di una dodicenne di nome Camilla. Camilla, la fidanzatina di suo figlio Samuel. Da quel momento la vita della famiglia Pontecorvo viene totalmente stravolta. E quella di Leo s'isola in un seminterrato dove l'uomo deperisce e torna indietro con la mente pensando ai suoi errori, i suoi soliti errori, che ne hanno condizionato il passato e ora ancor di più il presente. Lui, l'eterno indeciso sempre professionale sul lavoro e altrettanto distratto con la famiglia, si ritrova di nuovo a fare i conti con le sue paure, i suoi voltafaccia ai problemi da affrontare ora e subito. Quell'accusa di pedofilia è l'ennesima conseguenza dell'uomo che esita, attende e alla fine non agisce. Precipitando. Piperno torna indietro nella mente di Leo, scavando nei suoi ricordi, a volte con morbosi periodi descrittivi utili solo a fare il totale delle pagine, con una prosa avvolgente che descrive la borghesia romana, forse anche troppo radical-chic, il mondo della medicina dove nuota il nostro e quello dell'ebraismo. Con continue riflessioni che tassello dopo tassello compongono il puzzle psicologico di Leo. E tornano dal lungo flashback al presente dove i conti con Camilla sono tutti da pagare e i giornali e le televisioni mettono in moto quella macchina tritacarne mediatica che lo costringono all'angolo. Con «Persecuzioni» l'imbarazzo degenera in vergogna fino all'isolamento. Una vergogna che si ramifica lungo tutto il romanzo. Esaltata dal ruolo di Rachel, che prende per mano i suoi due figli e la casa, affrontando i problemi di tutti i giorni e disprezzando il marito Leo che è rintanato nel seminterrato come un insetto in attesa di perire. E nel leggere i ricordi di Pontecorvo, le sue paure, distrazioni, deludenti tentativi di affrontare a muso duro la vita senza arrivare a ottenere risultati sperati, inietta in chi tiene il libro tra le mani la speranza che sì, siamo meglio di quel Leo e sappiamo cosa può voler dire senso di responsabilità e affrontare le questioni di casa come quelle sul lavoro. Piperno, dunque, riesce nella sua missione. Anche questo libro sembra destinato ad avere fortuna come il primo, divenuto best seller. L'astuzia di spezzare in due il suo racconto poi, rimandando l'appuntamento con la parole «fine», fa del suo romanzo non solo un prodotto commerciale per la sua prosa, ma anche un ottimo risultato di strategia di marketing.

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