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Sting il nostalgico

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Sting

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Sting non si ferma mai. Vicino al giro di boa dei sessant'anni, Gordon Sumner ha ancora le energie di un ragazzo. Sarà il fatto di essere nato nei '50 o le invidiabili tecniche di sesso tantrico ma il vecchio «pungiglione» sembra essersi tuffato nell'elisir dell'eterna giovinezza. Dalle ballate rinascimentali alla riscoperta dei Police, dal liuto all'orchestra sinfonica: il musicista inglese è in preda a un delirio d'onnipotenza. Affogato nell'iperproduzione, c'è però una cosa che gli manca: la novità. Sting continua a rispolverare vecchi successi ma sa un po' di minestra riscaldata, scatenando una sorta di effetto karaoke. Anche quando, come in questo caso, si accompagna agli strumenti dell'orchestra nel progetto «Symphonicity». Mercoledì alle 20 all'Auditorium saranno ospiti della rassegna «Santa Cecilia It's Wonderful» i musicisti della Royal Philharmonic Concert Orchestra diretti da Steven Mercurio. Alla sua bacchetta risponderanno Jorge Calandrelli, David Hartley, Michel Legrand, Rob Mathes, Vince Mendoza, Steven Mercurio, Bill Ross, Robert Sadin e Nicola Tescari. Sting sarà accompagnato anche da un quartetto composto da Dominic Miller (suo chitarrista da lungo tempo), David Cossin (specialista in diverse percussioni in campo di musica sperimentale, oltre che membro della Bang on a Can All-Stars), Jo Lawry (voce) e Ira Coleman (basso). Il vantaggio di guardare al passato è quello di puntare su brani che hanno fatto la storia della musica pop-rock. E l'applauso del pubblico è assicurato. Specialmente quando si mette mano a un repertorio ricco come quello di Sting. Si possono allora prevedere cori insolenti per la sala Santa Cecilia che accompagneranno le arcinote melodie di «Roxanne», «Next To You», «Every Little Thing She Does Is Magic», «Every Breath You Take», oltre naturalmente ai brani più famosi della carriera solista, «Englishman in New York», «Fragile», «Russians», «If I Ever Lose My Faith in You», «Fields of Gold», «Desert Rose», «I Burn for You», «Why Should I Cry for You» e «She's Too Good For Me». La passione di Sting per gli arrangiamenti sinfonici viene da lontano. Precisamente dalla sua esibizione del 2008 con la leggendaria Chicago Symphony Orchestra. In quell'occasione, dopo aver rielaborato alcuni brani, Sting si è esibito insieme all'orchestra in una performance che gli ha lasciato un segno indelebile. Pronto a esplorare nuove possibili collaborazioni sinfoniche, il musicista si è dimostrato assolutamente entusiasta anche quando la Philadelphia Orchestra gli ha chiesto di unirsi a loro in una performance per la commemorazione del 153esimo anniversario dell'Academy of Music. «Le esibizioni con la Chicago Symphony Orchestra e la Philadelphia Orchestra hanno rappresentato entrambe momenti importantissimi della mia carriera - confessa Sting - Sono felicissimo di questa nuova occasione di andare in tour con la Royal Philharmonic Concert Orchestra: sarà come avere una nuova tavoletta di colori musicali con cui lavorare e quindi re-inventare le canzoni che hanno rappresentato i miei concerti dal vivo per oltre trent'anni». Niente e nessuno ci impedirà di restare col desiderio di ascoltare presto anche canzoni nuove. Magari belle come queste. La speranza è sempre l'ultima a morire.

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