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prim'ancora che militare.

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Fuguerra di annessione, tra re cugini (Savoia e Borbone); fu guerra di spoliazione (le casse pingui del Banco di Napoli travasate in quelle a secco del Piemonte sempre in guerra); fu brutale guerra di colonizzazione contro le forme cangianti di resistenza: legittimismo ideale, fede, disagio sociale, ribellismo, delinquenza di bassa tacca e criminalità. I briganti e il brigantaggio erano stati la risposta allo sconquasso di una società ripiegata su se stessa, ma anche alla pretesa di rimodellarla cooptando l'aristocrazia e alcuni quadri dirigenti dell'esercito napoletano, ignorando le masse. Guerri fa un ritratto a colori su una storia raccontata con poche tinte e sempre nette: di qua i buoni, di là i cattivi. Una storia punteggiata di eccidi, fucilazioni, incendi, devastazioni, stupri. Lo stato unitario incollato col mastice di pochi intellettuali e politici e tessuto col filo del compromesso avrebbe stanziato nel meridione più truppe che nelle guerre d'indipendenza. I briganti, espulsi dalla storia, sarebbero entrati nella leggenda popolare, ultimo atto della rivolta prima dell'emorragia dell'emigrazione. Un libro da leggere per riflettere, con lucidità, prima delle ubriacature celebrative del 150°.

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