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La Rai sconfessa Morandi. No alla politica

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Sembraquesto l'obiettivo del cda Rai che ieri ha vietato l'esecuzione all'Ariston di «Bella Ciao» e «Giovinezza». Nella serata del 17 febbraio, quando si ricorderanno i 150 anni dell'Unità d'Italia, nessuno dei 14 artisti in gara potrà cantare questi due brani. Troppo schierati. Troppo politicizzati. Troppo ingombranti. Si può chiudere un occhio su «Viva L'Italia» di De Gregori o «Buonanotte all'Italia» di Ligabue ma l'inno del Partito Nazionale Fascista proprio no. Come tengono a precisare alcuni consiglieri Rai, quel brano non può entrare. Ma cosa si temeva? Una novella marcia su Roma? Certo, senza l'intervento del cda, molti artisti si sarebbero trovati in grave imbarazzo. Chi l'avrebbe cantata «Giovinezza»? Chiunque fosse stato, sarebbe andato incontro al tiro incrociato. «Ecco, è arrivato il nostalgico». Oppure: «Ma guarda un po'...Chi l'avrebbe mai detto...». Cantare quelle note non sarebbe passato inosservato e avrebbe marchiato sulla pelle i protagonisti, chiudendoli all'interno di steccati insormontabili. E Sanremo non può piegarsi ad alcuna strumentalizzazione. Tra i canti partigiani e i podestà, il gioco al massacro è sempre quello. Bene o male poco conta: l'importante è che se ne parli. E se l'audience non s'impenna, allora si alza il tiro. Favorevoli o contrari, non dimentichiamo, però, che Sanremo resta pur sempre solo un festival canoro. Non il campo di battaglia per l'ennesima resa dei conti delle nostre coscienze. Una cosa è certa. Ieri il cda ha fatto chiarezza sconfessando di fatto l'operato e le scelte della premiata ditta Morandi-Mazzi-Mazza. La loro gestione della kermesse è partita a dir poco in salita. A novembre si sa pochissimo su cosa ci aspetta. Siamo ancora in altissimo mare e quando i nocchieri fanno qualche timido tentativo di muovere la nave, c'è qualcun altro che ne cambia la rotta. Speriamo almeno non si vada a fondo come il Titanic.

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