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Io preferisco i documentari di Rossellini

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Chechiari di luna, scusi, professor Cardini? «In un Paese che organizza pullman turistici diretti a casa di Sarah Scazzi e che quando parla di governo evoca Ruby...In questo paese per lo più cialtrone e ignorante che la miniserie su Pio XII batta il Grande Fratello è meglio di nulla». Detto da uno storico senza briglie come lei non è male. «Non dico mica che mi soddisfa come fanno la storia in tv. E come se una casalinga invitasse a pranzo Gualtiero Marchesi. Può preparare manicaretti ottimi, ma lo chef avrebbe sempre da ridire». E lei che cosa ha da ridire? «Che bisogna stare attenti quando si fa storia contemporanea. È materia ambigua, facile ad essere piegata. Costruirci un film tv vuol dire strizzare l'occhio ai mass media, cercare l'audience. E questo non sempre va a braccetto con il rigore». Lo sa bene, visto che è stato nel Cda della Rai. «So che certe operazioni hanno consulenze sbagliate, sono legate a particolari equibri, si fanno troppo in fretta, non hanno alle spalle un'elaborazione meditata». Ma quando le è piaciuta veramente la storia in tv? «Un bell'esempio di intrattenimento e di informazione erano i documentari di Rossellini sulla storia d'Italia. Mi chiedo perché non ritrasmetterli». Sulla fiction dedicata a Pio XII il rabbino Di Segni ha avuto parole durissime. «È una persona equilibrata, do il massimo credito al suo parere. Credo però che in questo caso, volontariamente o no, registri gli umori della sua Comunità, che del resto sono variegati. Anche nella valutazione della figura di papa Pacelli, che non tutti gli ebrei criticano». È giusto canonizzarlo? «Lo sa Dio. Però la Chiesa pretende di essere infallibile in due casi. Nell'elezione di un Pontefice e nella proclamazione dei Santi. Questa avviene dopo un lungo processo che esamina l'esercizio eroico delle virtù cristiane. Non significa che conquista l'aureola chi non ha sbagliato mai. Significa che lo diventa chi sta in Paradiso. I non cattolici non possono giudicare»

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