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Un commissario rockettaro

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Unatraduttrice dall'ebraico che ha troppi amanti. Sullo sfondo, una città eterna e inconsapevole, che accoglie come sempre con fatalismo e apparente indifferenza vita e morte, gioia e dolore. È «Roma innocente» (Ed. Mursia, 264 pagine, 16 euro), primo romanzo di Silvana Logozzo, cronista di giudiziaria dell'Ansa, calabrese ma romana adottiva. Utta Ayala è la vittima. Baldassarre Barone e l'ispettrice Anna Tropea gli investigatori che devono dare un nome al suo assassino. Lui, poliziotto sui generis, cammina «alto come un tulipano» e ama la musica, tanto che quando l'ascolta «la sua anima si distende come una bestia feroce sull'acacia preferita». Le esistenze dei due detective vengono travolte dall'omicidio, che scatena un logorante interesse mediatico. L'avvincente noir di debutto di Logozzo comincia dalla «seconda giornata». La prima è quella in cui avviene il delitto. Un caso difficile. Troppi sospettati, poche prove. E, naturalmente, un colpo di scena finale.

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