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Un po' d'amore e il dolore passa

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diANTONIO ANGELI L'amore è uno «stato di grazia» potentissimo: in grado di sconfiggere il dolore (quello fisico) più di qualunque farmaco analgesico. Altro che droga! L'amore, quello vero, esplosivo, nella fase di massimo entusiasmo, poi, è eccezionale, batte anche la cocaina. Lo svela uno studio dei ricercatori americani della Stanford University, anche se, nonostante gli strepitosi risultati ottenuti, gli scienziati non sono ancora pronti a dire ai malati di dolore cronico di gettare alle ortiche i farmaci analgesici per rimpiazzarli con appassionate relazioni amorose. Piuttosto la loro speranza è quella di comprendere i meccanismi neurali e la catena di reazioni innescate dalla passione amorosa, per arrivare a mettere a punto nuovi antidolorifici ancor più mirati. E magari senza effetti collaterali. «Quando le persone sono in questa fase di amore appassionato, che tutto brucia, sperimentano significative alterazioni dell'umore che influenzano la loro esperienza del dolore», spiega con entusiasmo Sean Mackey, docente di anestesia e tra i principali autori dello studio pubblicato su «Plos One». «Stiamo iniziando a studiare alcuni di questi sistemi della ricompensa, attivi nel nostro cervello che coinvolgono la dopamina, un neurotrasmettitore primario, che influenza umore e motivazione delle persone». «Le aree del cervello attivate da un amore intenso sono le stesse dei farmaci per ridurre il dolore», interviene Arthur Aron, psicologo della State University di New York che studia l'amore e i suoi effetti da oltre 30 anni. L'idea di analizzare amore e dolore venne ai due scienziati anni fa. Entrambi erano intervenuti ad una conferenza, parlando ognuno il proprio tema preferito, appunto amore e dolore: così si sono resi conto che, al centro dei loro studi c'erano gli stessi circuiti cerebrali. «Ci siamo meravigliati», ricorda Mackey, che iniziò così a indagare insieme al collega sull'inatteso legame, decidendo di arruolare come cavie alcuni studenti «nella prima fase di un amore intenso». Un effetto più potente rispetto a quello assicurato dalle distrazioni (utili a ridurre la sofferenza, ma a livelli molto più bassi). «Nei test di distrazione, oltretutto, i circuiti cerebrali che portano ad alleviare il dolore sono principalmente quelli cognitivi, mentre l'analgesia indotta dall'amore è associata ai centri della ricompensa e coinvolge una struttura del cervello molto più profonda e primitiva», agendo in modo simile «agli oppioidi», prosegue Mackey. Dopo aver riempito l'ateneo di poster, in poche ore i ricercatori hanno visto bussare alla porta del loro laboratorio numerose coppie innamorate. «Quando sei innamorato vuoi dirlo a tutti», nota con un sorriso Mackey. «Ci siamo concentrati proprio su questa fase perché - spiega - volevamo soggetti che si sentissero euforici, energici, ossessivamente concentrati sull'amato, in crisi d'astinenza quanto questi era assente».

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