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Che paura l'abisso di follia negli incubi di una psichiatra

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Definirlo un thriller sia pur «schizonirico» è riduttivo anzi fuorviante. «La Psichiatra» di Wulf Dorn (Ed. Corbaccio), già caso editoriale in Germania (il libro di punta del 2009 in una nazione di grandi lettori) e nei primi posti delle classifiche italiane, sfugge a generiche classificazioni. Un successo dovuto principalmente al passaparola, il cui elemento chiave è l'abilità da parte dell'esordiente Dorn di catturare i lettori dentro le complesse trame della sua storia. Come nella teoria dei mondi possibili, li fa scivolare in realtà parallele, dove apparentemente gli elementi razionali e irrazionali giocano gli stessi ruoli e così gli episodi onirico-allucinatori vissuti dalla protagonista Ellen Roth, ovvero la psichiatra del titolo, perseguitata dall'Uomo nero vengono interpretati, alla stregua di Alice nel paese delle meraviglie, come esperienze oggettive in una dimensione alternativa. Ma è un abbaglio e nel finale sconvolgente tutto verrà spiegato e rientrerà nella sua giusta realtà. Meno ingenui saranno senz'altro i lettori del settore e cioè gli psichiatri e psicologi che forse capiranno prima degli altri che cosa si nasconde dietro le paura e gli incubi che improvvisamente attanagliano la povera Ellen. Eventi rimossi e traumatici: ma non aggiungiamo altro. Al mondo degli strizzacervelli appartiene anche Wulf Dorn che ha lavorato per anni come logopedista in un istituto psichiatrico. Di passaggio in questi giorni in Italia lo abbiamo incontrato, incuriositi e desiderosi di saperne di più. Quanto le è servita la sua esperienza nel campo delle malattie psichiatriche? «Moltissmo. Tutta l'atmosfera che si respira nella clinica del libro è ispirata alle mie esperienze di lavoro. I personaggi sono naturalmente frutto della fantasia comunque per deontologia professionale sono tenuto al massimo riserbo. Ma i casi che scrivo sono autentici dal punto di vista psico-patologico». Come si spiega il successo del libro? «Non lo saprei nemmemo io. Credo che alla gente piaccia leggere storie affascinanti e che commuovano. L'obiettivo primario per me era scrivere qualcosa che destasse interesse nei lettori» E quindi cos'è che non bisgona mai scrivere? «Sostanzialmente le cose che annoiano» La sua opera è stata paragonata alla narrativa di Stephen King che tra l'altro viene anche citato da un suo personaggio che si domanda se è finito in una storia alla King «Mi fa onore ma è un paragone che non merito. Io ammiro tutta l'opera di King. Non so se mi ha ispirato direttamente. In generale ogni autore che leggo mi fornisce un modello nel bene e nel male» Qual è il messaggio finale del libro «La mia storia dovrebbe invitare alla ricerca di sè stessi, a capire cosa siamo realmente. La risposta comunque non può essere tutta bianca o tutta nera ma una posizione centrale rispetto a queste due possibilità, una mescolanza di elementi che determinano un grado di grigio. Tutti noi siamo una tonalità di grigitudine. Siamo composti da tanti piccoli elementi. Ma non c'è nessuna personalità determinante» Che fine fa la psichiatra?  «Ricompare con una piccola parte nel mio prossimo libro».

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