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E ora Müller si dia pace Brutto festival

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LaMostra di Venezia appena archiviata è stata meno che memorabile. Non è solo questione di passerella e di cocktail. Insomma, non è unicamente il forfait dei divi (ah, che delusione quello di Dustin Hoffman) e le cene annullate a logorare il potere del festival. È che manca il film che prende l'anima, che resta nella memoria collettiva. Il motivo? Forse non ci sono più i grandi registi. Ma soprattutto ci si ostina a privilegiare la pellicola autoriale, d'èlite, che manda in visibilio gli intellettualoidi, i cinefili trinariciuti. Eppure non ci vuole una Sofia Coppola per fare un film che si rivolga al grande pubblico e non si parli addosso. Due anni fa «Il pranzo di Ferragosto», costato quattro soldi, vinse al Lido la sezione Opera Prima. È diventato una pellicola di culto. Da qui Venezia dovrebbe ripartire. E chi la dirige non dovrebbe dardeggiare online accuse contro i critici «nemici», immaginare contestazioni montate ad arte. Che Venezia 2010 sia stata barbosa l'hanno detto a destra e a sinistra. Lo ha spiattellato pure Natalia Aspesi su «la Repubblica». Che poi in Laguna si voglia infiammare il match contro il Grande Antagonista è più probabile. Il Nemico è il Festival di Roma e allora i siluri alla direttrice, Piera Detassis, e ai critici «incestuosi» perché scrivono su «Ciak», la sua rivista, arrivano a orologeria. Insieme con la domanda in conferenza stampa a Tornatore: «Presiederà la giuria del Festival di Roma?». Lui risponde di no, e giù da Venezia i titoli dei quotidiani. Come se il rifiuto del regista, per impegni sul set, sia la notizia del giorno e non fosse già stato archiviato lo scorso inverno. Müller ha talento, ma forse il confronto con la Capitale l'ha snervato. O forse sono troppi sette anni alla guida della Mostra di Venezia. E pensare che dovrà farla anche l'anno prossimo...

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