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Quella ragazzina che sembra la Callas

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Sichiama Jackie Evancho, ha soltanto dieci anni e nella puntata del 10 agosto scorso di «America's got talent» - il più popolare talent show americano in onda sulla Nbc - ha scatenato l'entusiasmo di giudici e pubblico sbaragliando gli altri concorrenti. La Evancho, bionda, occhi blu, ha guadagnato l'accesso alle semifinali cantando «O mio babbino caro», tratto dall'opera «Gianni Schicchi» di Giacomo Puccini, che debuttò al Metropolitan di New York nel 1918. Il primo ad entusiasmarsi è stato il conduttore del programma, Mick Cannon, il quale inizialmente pensava ad un doppiaggio, insomma il classico bidone. Accertata la veridicità vocale è partita la caccia al fenomeno. Negli Stati Uniti i cosiddetti bambini prodigio vengono trattati come adulti, soprattutto in tv, dove c'è poco spazio per l'ironia e la bonarietà con cui fortunatamente vengono trattati in Italia, ma rimangono forti i dubbi sull'utilizzazione dei talenti in erba. Jackie Evancho viene da Pittsburgh, una delle città più colpite dalla crisi statunitense, che al pari di Detroit ha perso molto del boom industriale del recente passato, e i genitori anelano un riscatto sociale prima che artistico. Il canto come fioritura istantanea, la tv come surrogato della famiglia e dell'affettività, la scuola persa di vista; sono soltanto alcuni dei pericoli che corre la giovanissima cantante. Del resto nei talent i bambini non sentono la frustrazione ma la rappresentano e il cinismo è sempre dietro l'angolo. Due mesi fa mi capitò di presiedere una giuria di un talent. In gara c'era giusto una bambina di dieci anni a cui qualcuno propose di cantare «Io che amo solo te» di Sergio Endrigo. Così, tanto per rompere il ghiaccio, chiesi scherzando alla giovanissima concorrente come avrebbe interpretato il verso «quel che resta della mia gioventù», inserito nella canzone. Non ci fu risposta, solo panico. I talent sono anche questo. Quando però ci sono di mezzo i bambini i guasti, non solo artistici, sono sempre dietro l'angolo. Chiediamoci, per esempio, perché fra cento talenti bambini, solo due o tre si confermano talenti adulti. Indaghiamo sull'adolescenza di Shirley Temple e Nikka Costa, due fra le più applaudite bambine prodigio espresse dallo star-system nel Novecento. A volte il pericolo non alberga soltanto dietro alle inevitabili delusioni o sui rapporti con famiglia e coetanei, bensì sullo sfruttamento del talento, ove sia presente. Per ora non c'è nessun pericolo reale riguardo l'equilibrio della Evancho, che probabilmente vincerà il suo talent, venderà milioni di dischi e magari verrà come ospite al prossimo Festival di Sanremo, ma è lecito preoccuparsi per la macchina che gira intorno. Fra artificiosità e natura dovrebbero esistere spazi controllati dove non perdere il controllo, soprattutto ai bambini. Per esempio non era proprio necessario farle firmare un contratto da un milione di dollari per esibirsi in un hotel di Las Vegas.

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