Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Günter, l'eterno trinariciuto

default_image

  • a
  • a
  • a

L'abbattimentodel Muro gli ha spuntato le armi. Il suo j'accuse contro la Ddr, l'impegno col partito socialdemocratico di Willy Brandt hanno scolpito su di lui la maschera dello scrittore militante, dell'intellettuale engagèe. Il Nobel per la letteratura giunto dopo dieci anni dalla fine del Muro, la riduzione cinematografica de «Il tamburo di latta» hanno consolidato il personaggio. Poi lo scivolone del 2006, l'outing del passato nelle SS, scelta giovanile volontaria, ha dato una spallata al suo carisma. I tedeschi sul mito infranto Grass si sono divisi. E la metà del pollice verso ha suggerito a Günter di restituire il Nobel. Lui ha fatto orecchie da mercante e continua a pontificare. Intanto torna a prendersela con l'inganno della riunificazione. Bordate allo stile della Merkel, all'embrassons nous, alla Grosse Koalition. Per Grass la gente della ex Ddr è stata risucchiata, «il suo patrimonio è stato svenduto per due soldi dalla Treuhand» (la struttura creata per privatizzare le aziende). Dunque, niente trionfalismi nel ricordo del 1989. «C'è una bella porzione di autoinganno se nella ricorrenza del ventennale ci complimentiamo a vicenda per quanto è bello ciò che è stato realizzato», dice Grass. Come dire: si stava meglio quando si stava peggio. Il Premio Nobel ha anche un'altra nostalgia. Non trova più tra i giovani autori «temi alti». E soprattutto, l'impegno. Ammonisce Günter: via la tendenza all'autoreferenzialità, «rifugiandosi nel privato si possono ripetere gli errori della Repubblica di Weimar». Pessimismo panico di un Grande Vecchio che vuole stare sempre sulla cresta dell'onda. O forse soltanto lezioncina strumentale. Li. Lom.

Dai blog