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Luigi de Filippo I suoi primi 80 anni, un traguardo o una partenza? Una speranza.

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Lasua prima volta sul pacoscenico? All'età di 12 anni, invogliato da mio padre che mi regalò cinque lire. La famiglia De Filippo una grande famiglia.... La famiglia reale del teatro italiano, Peppino, il più grande attore comico che il teatro abbia avuto nel secolo appena trascorso, Eduardo avrebbe meritato il premio Nobel per le belle commedie che ha scritto, Titina, insuperata interprete di "Filumena Marturano." Luigi De Filippo e il teatro....una professione o una scelta di vita? Quando ho iniziato a recitare credevo fosse un gioco ed invece era la vita, la mia vita. Quanto deve a Napoli..? A Napoli ci sono le mie radici, il mio dna, ed ai napoletani devo l'ispirazione per le mie commedie. Ma cos'è la napoletanità? È il bello di Napoli. Esattamente il contrario della napoletaneria, che è banalità e volgarità. Il teatro le ha dato tanto, le ha tolto qualcosa? Mi ha dato la parte più esaltante e sofferta delle mie giornate. Papà Peppino un esempio? Papà Peppino mi ha insegnato a non arrendermi mai di fronte alle avversità e a credere in ciò che amo. Il teatro di ieri e il teatro di oggi... più differenze o più similitudini? È differente la realtà che ci suggerisce. Il palcoscenico, chi è? Il palcoscenico siamo noi. È il racconto della lotta quotidiana che fa l'uomo per dare un senso alla propria esistenza. Luigi bambino....Tanti ricordi? Ricordi di un'epoca e di una città che non esiste più. Luigi adolescente... Tanta fatica e tante fatiche e sacrifici per ciò che amavo, il teatro. Luigi adulto... Gioie e dolori come tutti. Luigi innammorato... Amore e gelosia. Cos'è l'amore per una donna? Sempre amore e gelosia. Napoli oggi vista da Roma? Sempre come una bella cartolina. Il teatro napoletano, una scuola che non morirà mai? Se chiudessero tutti i teatri a Napoli, non se ne accorgerebbe nessuno, perchè a Napoli il vero teatro è nelle strade e si rinnova ogni giorno. Un suo maestro professionale? E' stata una maestra, la mia maestra, Napoli. Una sua guida umana? Il bello ed il nobile che c'era nell'anima e nel carattere dei miei genitori, devo molto a mia madre, Adele Carloni. Il teatro è territorio di libertà? Certamente sì. È proocazione e aspirazione alla libertà. Il teatro è potere? No, il teatro può suggerire miglioramenti alla società ma non ha il potere di cambiare la natura umana. Più rimpianti o più rimorsi? Non ricordare tutto, una cattiva memoria è segno di buona salute. Gli applausi che sensazione le danno? Di guardarsi con diffidenza da chi applaude troppo. Zio Eduardo, un ricordo... Da ragazzo mi regalò la "Scala d'oro" una bella collezione di libri che mi fecero innamorare della cultura che è certamente conoscenza della vita. E zia Titina? Mi insegnò a suonare il pianoforte e ad amare la musica, e recitare è anche musica. Se non avesse fatto teatro come sarebbe stata la sua vita? L'avrei occupata studiando come direttore d'orchestra poichè ho sempre amato la musica. La vecchiaia le fa paura? Mi fa paura la solitudine e il dolore che portano le malattie e la vecchiaia. E' scaramantico? No, però allo specchio rotto che porta male ci credo! Un premio importante a Benevento, Città Spettacolo Benevento...I premi aiutano il teatro? I premi lusingano, e all'artista è necessario anche il vantarsi. Smetterà di recitare nei suoi prossimi ottant'anni? Questo bisogna domandarlo al Padreterno, io comunque me la sentirei.

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