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Roma Ciack

Kim Novak al Grand Hotel

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Abbe Lane agita i fianchi nella gonna stretta, quel finto tonto del marito, Xavier Cugat, se la ride degli occhi che si appiccicano addosso alla curve della sua signora. Ride pure quando lei, dopo aver posato accanto a una gabbia di pappagallini, gli infila in bocca le barrette di mangime per i piumati. Ammiccano, fumano, ballano. Sorrisi a gogo. Dive languide e isteriche. Ci sono tutti. A Roma, nei dieci anni '50-'60. Non si era star se non si transitava almeno un week-end tra il Colosseo e il Cupolone. La trasgressione, i paparazzi presi a pugni, le love story e le corna, insomma il mondo di Fellini, succedevano qui. Ma ci sono immagini sfuggite all'occhio di Federico, anche se convergenti. Le squaderna adesso Marco Panella, ai Mercati Mercati Traianei, con la mostra di cento foto tirate fuori dagli archivi dell'Istituto Luce e dei rotocalchi che andavano a ruba («Tempo», «Le ore», «Oggi», «Epoca» «La Settimana Incom», con quelle copertine riempite di corpi di attrici). Sono scatti presi sui set, rubati nelle strade del Centro. Loro, i divi, non stanno in posa. Così infilano scarponi e corazza Charlton Heston e Stephen Boyd mentre in una pausa della lavorazione di Ben Hur si fanno un giro in Vespa, a Cinecittà. Ingrid Bergman esce da Standa con tre cuscini neanche incartati. Audrey Hepburn replica il clichè di Sabrina: col cagnolino in braccio, scende dall'aereo a Ciampino. Marlon Brando tiene in braccio un ragazzino sotto l'obelisco di piazza Montecitorio. Alfred Hitchcock serissimo infila una mano dentro la Bocca della Verità. Roma è come una bolla di sapone, si ingrandisce di riflessi del grande schermo. Cinecittà sforna un set dietro l'altro. Nascono qui i press agent e il capofila è Enrico Lucherini. E nasce qui lo show business, o come si chiama sbrigativamente ora lo show-biz. Per un film Dino De Laurentiis è pronto a mettere in campo tre miliardi di lire. Gli conviene perché l'abitudine quotidiana degli italiani è di andare al cinema. Nel 1953 c'era una sala ogni 33 mila abitanti. Una spesa complessiva di tre miliardi. Le foto in mostra - tra marmi antichi, incisioni nel travertino - fanno rimpiangere un mondo finito. Quando Roma era l'ombelico del mondo. Ora, dalle terrazze dei Mercati di Traiano, si vedono ancora i centurioni. Ma non sono comparse sul set. Sono ragazzi venuti dall'Est Europa. Travestiti alla buona per rubare una foto ai turisti.

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