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«Un'artista geniale e semplice»

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Alla fine degli anni '40, gli sceneggiatori erano spesso tanti per un solo film, ma Suso divenne presto unica e indispensabile. Adorata da Visconti, con il quale ebbe un rapporto specialissimo e il vero grande sodalizio, ma anche da Monicelli, Rosi, De Sica (è di Suso l'idea del finale di «Ladri di biciclette») e da tutti i più importanti registi del '900, fino ai giovani di oggi. Per Roberto Rossellini, pur non avendoci lavorato assieme, Suso nutriva un rapporto di profonda ammirazione: «Era un grande cronachista - aveva detto del maestro che morì nel '77 lasciando disperata la figlia, Silvia D'amico, ultimo grande amore del regista - In Rossellini c'erano l'avventuriero e l'uomo di grande generosità era una persona che aveva macinato un patrimonio proprio, poi aveva guadagnato moltissimo, ma si ritrovava perennemente senza una lira. La sua generosità era grande quanto la sua incoscienza. Non era un regista da piccola cronaca quotidiana». «Ho incontrato Suso in una circostanza particolare - ha ricordato il maestro Pupi Avati dal Giffoni Film Festival - Stavo lavorando per la Rai a uno sceneggiato in 5 puntate, sull'emblema dell'italiano doc, identificato in Roberto Rossellini e parlavamo anche dei suo grandi amori. Così, con Scarpelli andammo rispettosamente da Suso per chiederle il permesso di poter parlare anche dell'amore tra Rossellini e Silvia D'Amico, figlia di Suso, che apparve allora piuttosto turbata del fatto che un uomo, suo coetaneo, si fosse innamorato di una giovanissima. Io e Scarpelli avevamo reverenza e timore verso quella gigantessa del cinema e dell'arte. Invece, lei mi mise subito a mio agio, mi disse che conosceva molti miei film e ci diede il permesso di scrivere questa storia che poi non venne mai realizzata perché la Rai non finanziò più il progetto. Suso era una creativa, un grande donna, sensibile e frequentabile perché non mostrava alcuna supponenza snobbistica, atteggiamento che peraltro poteva benissimo permettersi». Per il regista Giulio Base, che girò nel 2006 «L'Inchiesta», tratto da un soggetto di Suso e Ennio Flaiano, «la D'amico era un'artista geniale che ha lasciato un segno non solo nel cinema italiano ma anche in quello e mondiale».

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