Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Raffaello torna a casa

Gli arazzi di raffaelli

  • a
  • a
  • a

Un evento raro, paragonabile al passaggio di una cometa. Un'occasione che non si ripeteva da quasi trent'anni, un rito fatto per le occasioni eccezionali. Per una sera, il 14 luglio, di fronte a un estasiato manipolo di giornalisti e invitati, sono tornati per poche ore nella Cappella Sistina sei dei dieci magnifici arazzi realizzati su disegno di Raffaello, il pittore divino per eccellenza. Il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, ha pensato che questo fosse il modo migliore per annunciare la mostra epocale che a settembre per la prima volta riunirà insieme quattro arazzi e i cartoni di Raffaello nel Victoria and Albert Museum di Londra, in concomitanza con l'attesa visita di Papa Benedetto XVI nel Regno Unito. E da novembre la mostra, con alcune varianti, approderà nei Musei Vaticani per diventare l'evento clou di fine anno a Roma. Neppure Raffaello ebbe il privilegio di vedere riuniti i propri cartoni, realizzati nel 1515-1516 e per molto tempo rimasti nella bottega fiamminga del maestro arazziere Pieter van Aelst e i dieci arazzi commissionati da Papa Leone X de' Medici per essere esposti solo in occasioni eccezionali proprio nella Cappella Sistina. E ancora oggi modelli preparatori e arazzi sono divisi: i primi danno lustro al Victoria and Albert Museum di Londra, i secondi sono un vanto dei Musei Vaticani. Proprio per questo la mostra di Londra e Roma rappresenta la prima sia pur temporanea riunificazione di quelli che sono considerati fra i più sublimi capolavori di tutti i tempi. Con i meravigliosi arazzi della Cappella Sistina, incentrati sulle Storie di S. Pietro e di S. Paolo, Raffaello e Papa Leone X si misero in orgogliosa competizione con gli affreschi sistini dei maggiori pittori del '400 fiorentino ma soprattutto con la prodigiosa volta michelangiolesca. E per capire la preziosità e l'investimento richiesto dagli arazzi, basta pensare che a Raffaello per i cartoni furono corrisposti 1000 ducati mentre la tessitura dei dieci arazzi (in lana, seta e argento dorato) costò 15.000 ducati. Fu quindi spesa una cifra cinque volte superiore ai 3000 ducati pagati a Michelangelo per la volta. E lo stesso Leone X era così impaziente di vedere i suoi nuovi preziosi arredi per le feste, da voler appendere nella Cappella Sistina i primi sette arazzi consegnati, in occasione della solenne Messa di Santo Stefano del 26 dicembre 1519, presente il «divino» Raffaello che raggiunse l'apice zenitale del suo successo in vita. Una vita breve e chiusasi appena quattro mesi dopo, nell'aprile 1520. Nel corso del tempo questi arazzi furono così desiderati da diventare protagonisti di infinite peripezie: furono dati in pegno per coprire i costi di un conclave e poi riscattati, finché nel 1527 durante il Sacco di Roma non caddero nelle mani predatrici dei lanzichenecchi di Carlo V. Dopo alcuni anni tornarono in Vaticano in modi rocamboleschi ma nel 1798 scomparvero ancora una volta durante le razzie napoleoniche per poi essere ricomprati nel 1808 dal Cardinal Ercole Consalvi. Dal 1932 sono esposti nella Pinacoteca Vaticana ma in occasione di cerimonie particolari danno ancora più luce alla già abbagliante Cappella Sistina, loro sede d'elezione. E ora per qualche mese alcuni arazzi si riuniranno ai loro «padri», i mirabili cartoni con cui Raffaello stupì il mondo intero.

Dai blog