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Addio ad Aldo Giuffrè, erede di Eduardo

Aldo Giuffrè

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Interprete versatile, volto anche del cinema e della tv. Il debutto nel 1942 in «Napoli milionaria« con Eduardo. Esordì poi come annunciatore radiofonico non ancora ventenne, e dai microfoni di Via Asiago annunciò, il 25 aprile 1945, la fine della guerra. Aveva una bellissima voce che all'inizio degli anni Ottanta, in seguito ad un'operazione alla gola, perse il suo bel timbro pastoso. Al cinema recitò in «Ieri oggi e domani» di De Sica, o «Il buono, il brutto e il cattivo» di Sergio Leone. Ma non si negò nemmeno alla fiction tv (La figlia del capitano, Laura Storm). Aldo Giuffré, come e prima del fratello Carlo, ha scritto - quale attore e quale autore - una pagina indelebile nella storia del teatro napoletano di Eduardo, di Nino Taranto e di Totò. Io ebbi la fortuna di incontrarlo a Radio Napoli, nell'inverno del 1944, quando lavoravamo insieme per l'emittente del Psychological Warfare Branch, la Sezione anglo-americana della guerra psicologica e della propaganda anzi-nazista. Io cominciavo a scrivere commenti e "originali" sui grandi combattenti, italiani e internazionali, per la libertà; lui metteva la sua voce inconfondibile e la sua maestria al servizio del giornale radio, dei commenti e della rubrica "Italia Combatte" al fianco di Arnoldo Foà, che in questi giorni ha compiuto 96 anni e continua ad essere in perfetta forma mentale e vocale. Quando l'avventura di Radio Napoli fu conclusa con la liberazione di Roma, Aldo Giuffré si orientò nella migliore direzione possibile per uno di noi, figli del Golfo e innamorati cotti del teatro. Fu, come ho anticipato, al fianco di Nino Taranto quando quel cantante e comico insuperabile calcò le tavole del palcoscenico. Allorché la sua compagnia, dove Giuffré gli serviva da inncomparabile "spalla", capitò a Torino, al teatro Carignano, successe anche di persuaderlo a recitare una commedia che Aldo ed io avevamo scritto proprio per lui e che, grazie all'arte incomparabile di Taranto, ebbe un clamoroso successo. Ma ormai, purtroppo, le nostre strade si erano divise. Io mi dedicai interamente al giornalismo sportivo, prima a "Tuttosport", poi al "Corriere" di Guadagno e di Roghi; Giuffrè insieme col fratello Carlo (che muoveva i primi passi sulle tavole del palcoscenico dove avrebbe colto successi strepitosi come erede di Eduardo) entrava definitivamente nella compagnia del più grande dei De Filippo e, al tempo stesso, cominciava a girare una serie irresistibile ed infinita di film soprattutto con Totò. Con la vigoria del corpo e della voce, fece presto ad imporsi negli studi di Cinecittà, ma la sua arte si raffinò nei lunghi anni in cui lavorò al fianco del più grande di Eduardo. E forse un dettaglio che può sembrare trascurabile dà la misura della sua devozione al Maestro e all'arte della recitazione: Aldo imparò a memoria tutto, dico tutto il repertorio di Eduardo, col semplice metodo di sentirlo recitare stando tra le quinte, quando non era in palcoscenico con lui, tutte le sere, dal principio alla fine della commedia. Un attore vigoroso, un professionista esemplare, un amico caro a chi scrive e a sua moglie Barbara come un fratello. E come il fratello.

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