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Addio a Guillet cavaliere dell'Africa

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Èscomparso ultracentenario Amedeo Guillet, il "comandante diavolo" come l'avevano ribattezzato i suoi soldati indigeni del Gruppa bande Amhara che lo credevano immortale, il "Lawrence italiano" secondo la storia, singolare figura di eroe, avventuriero, nobile d'altri tempi, personaggio da romanzo e soldato coraggioso. Nato a Piacenza nel 1909, si era ritirato nella verde Irlanda per coltivare la sua passione per i cavalli: nei due estremi della sua vita inimitabile aveva attraversato la guerra d'Africa, la guerra civile spagnola, la seconda guerra mondiale, vicende rocambolesche, e poi una carriera diplomatica come ambasciatore conclusa nel 1975. Decorato con le più alte onirificenze italiane, dalla Repubblica federale tedesca, dal Regno del Marocco, dalla Repubblica araba dell'Egitto, ammirato dagli amici e dai nemici, Amedeo Guillet pareva preso da un libro d'avventure e trasposto nella vita reale. Dopo la resa italiana nell'Africa orientale cominciò la guerra privata del tenente Guillet (come recita il titolo di un bel libro di Vittorio Dan Segre). Sciolto il gruppo al suo comando, grazie alla perfetta conoscenza dell'arabo si spacciò per Ahmed Abdallah al redai e mise puntualmente in scacco i servizi segreti britannici in Eritrea e nello Yemen, dove divenne amico personale dell'imam e visse circa un anno a corte. Ultranovantenne tornerà in Africa alla ricerca del cammelliere che gli aveva salvato la vita e che conservava il nitido ricordo di quell'italiano. Senza farsi riconoscere esaudì il desiderio dell'uomo pagando alcuni muratori affinché gli riparassero il pozzo. Era il 2000, era questo il barone generale Guillet. M.P.

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