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Ecco la «Camera oscura» dello strano papà di Alice

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MarioBernardi Guardi No, non era un angelo. Ma non era un pedofilo e basta. Diciamo che era anche un pedofilo. Di alto rango, alieno da brutalità, ma consapevole dei suoi gusti particolari. Il che non significa che non amasse le donne. Eccome se le amava! E con loro aveva, con ogni probabilità, rapporti "normali", dal punto di vista della affettività, come da quello della sessualità. Ma le bambine erano un'altra cosa. Certo non poteva rivelarsi. Doveva giocare con loro, creare fiabe prelibate e stralunate, fare il buffone. Un adulto aureolato di chiara fama che sa inventare giardini delle delizie per le sue piccole amiche... Cosa può esserci di meglio? E come negare al reverendo Charles Dodgson - meraviglioso papà, col nome di Lewis Carroll, di "Alice nel paese delle meraviglie", a maggior gloria della sua amatissima, piccola amica Alice Liddel - il piacere di scattare delle foto alle sue fanciulline prepuberi? Lui, però, non era innocente. Ecco, ci sembra che al centro di "Camera oscura" di Simonetta Agnello Hornby (Skira, pp.125, euro 15), ci sia un richiamo forte non tanto alla colpevolezza di Lewis Carrol, quanto alla sua "responsabilità". La scrittrice (tra i suoi libri "La zia marchesa" e "La Mennulara", tutti editi da Feltrinelli), "siculissima", ma sposata e residente a Londra, è anche avvocato dei minori, e in questa veste non può non chiamare Carroll a "testimoniare" sulle sue intenzioni e atti. Fine Ottocento, Inghilterra, Oxford. Carroll è un prof. di Matematica e di Logica. Ed è un famoso scrittore. Uno che ha saputo tirar fuori un mirabolante universo, con una bambina bionda "chierica vagante". Un'icona ammaliante, Carroll. Con la sua amabilità incanta tutti. E, ancor prima delle bimbette che sciamano cinguettanti per la sua casa, affascina i loro genitori. È un onore se Lewis Carroll posa gli occhi sulla tua piccola e se la chiama "a corte". E se ti chiede anche il permesso di fotografarla. Nuda. Ma che male c'è? Non ha forse detto - Carroll - che "catturata sulla lastra, l'innocenza delle bambine purifica gli animi" e che "grande e mistica è l'azione della fotografia"? L'Agnello Hornby ci dice di aver letto e di tenere in grande considerazione "La vita segreta del papà di Alice" di Karoline Leach (Castelvecchi), di cui abbiamo parlato su queste pagine. E di essere d'accordo con la Leach che smantella l'immagine di un Carroll sospeso su immacolate nuvolette vittoriane, sorta di eterno bambino insieme ai bambini. Insomma: niente sesso, sono inglese e, soprattutto, sono Carroll. Quindi, che le pargole vengano a me. Vadano via, però, dalla mia dimora, allorché diventano signorinelle, con tutti gli ardori del caso. Non è vero niente, dice la Leach, i rapporti si mantennero anche con le signorinelle. Carroll, come ogni uomo che si rispetti, ancorché britannico, ebbe un vasto ventaglio di relazioni con donne di tutti i generi. L'Agnello Hornby - che, documenti e lettere alla mano ricostruisce la sua "storia" con Ruth Matthews, sedotta, sia pure "intellettualmente" e "manipolata" fotograficamente, fino all'amara "rottura" (al lettore, il piacere della scoperta) - è d'accordo. Ma di Carroll "illumina" altri aspetti più disturbanti/perturbanti che emergono allorché la Ruth trentenne chiede al suo vecchio "amico" di spiegarle una serie di "perché" di cui non è riuscita a venire a capo. Su tutto, una domanda: ma se n'era accorto il (poco reverendo) reverendo che lei lo amava? E a quel suo amore di quattordicenne che peso aveva dato lui, che pure non aveva mancato di accendere in lei ogni adolescenziale emozione? Lui che così rispondeva alle epistole della "bambina": "Tesoro, ti prego, ti prego, basta lettere orrende da parte tua! Le detesto in un modo tale! E, quanto al 'baciarle' quando le ricevo, beh, piuttosto bacerei...Bacerei 'te', oggetto esasperante! Hai capito, ora?». E allora la domanda si ripropone. Chi Lewis Carroll? Un vittoriano campione di vittoriana ipocrisia? Dottor Jekyll e Mister Hyde? Un assatanato travestito da puritano, che, dopo aver lanciato sensualissimi "sassi", tirava indietro la pudibonda manina? Per nulla preoccupandosi, di avere spezzato, irrimediabilmente, un cuore?

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